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IMMAGINI DELLE
COSTELLAZIONI
Il Sagittario

NOTE SU ALFA E BETA

1) nell'Uranometria di Bayer le due stelle alfa (Rukbat Alrami) e beta (Arkab, una doppia ottica visibile ad occhio nudo) appaiono nella zampa anteriore destra del Sagittario. Tolemeo dice invece: «nello zoccolo anteriore sinistro» e «nel ginocchio della stessa zampa». Le posizioni di Tolemeo appaiono dunque invertite rispetto alla figura di Bayer, come se la posizione delle stelle fosse descritta dall'esterno di una sfera solida (come ad esempio nell'atlante di Hevelius del 1690 nel quale infatti alfa e beta sono nella zampa sinistra).

2) abbiamo modificato l'immagine di Bayer nella parte equina e nella testa, per rispettare le posizioni reali delle stelle: Bayer infatti sposta alfa e beta in direzione dello Scorpione, ottenendo un'immagine più elegante, poiché le due zampe anteriori sono meno distanti e più proporzionate, ma non corrispondente al cielo. Hevelius corregge l'errore di Bayer disegnando le due zampe anteriori molto divaricate, come nella nostra figura, ma la sua non rispetta la posizione delle stelle nella testa che appaiono troppo basse (nu1 e nu2 devono essere nell'occhio).

3) per Tolemeo alfa e beta sono le stelle più brillanti della costellazione, di seconda magnitudine. Bayer (1603) lo segue e le segna di seconda attribuendo loro le prime due lettere dell'alfabeto; ma Hevelius (1690) ne riduce la magnitudine di ben due grandezze, segnandole di quarta, come in effetti appaiono all'osservatore. Già nel X secolo Sûfî le catalogò di magnitudine 4,5, e nel 1430 figurano di magnitudine 4 nel catalogo di Ulugh-Beigh. Le due stelle non appaiono come variabili nei cataloghi moderni e pertanto sembrerebbe un errore di Tolemeo ripetuto da Bayer. D'altra parte le zampe del Sagittario sono visibili discretamente solo nelle zone più meridionali dell'Europa ed è probabile che Bayer abbia seguito l'Almagesto senza preoccuparsi troppo dell'osservazione diretta. L'errore di Tolemeo appare tuttavia troppo grosso, come già segnalava Camille Flammarion all'inizio del XX secolo: «D'altronde non è probabile che Tolemeo abbia commesso un errore così grossolano, inquantoché, nel compilare il di lui Catalogo sulle proprie osservazioni e su quelle di Ipparco, egli usò precauzioni e cure minuziose, e, del resto, a questo riguardo, tutte le copie dell'Almagesto concordano perfettamente. Tuttavia se noi potessimo trovare altre antiche osservazioni di queste due stelle, il nostro apprezzamento sarebbe certo più sicuro. Ci viene dunque in buon punto l'ajuto di Arato, il quale, nel passo seguente, sembra che accenni proprio alle due stelle in questione: «Sotto il Sagittario - egli scrisse - si scorge un circolo che non è punto brillante (infatti le principali della Corona australe non sono che di quarta grandezza), mentre sotto ai primi piedi si vedono delle stelle assai più splendenti.» Deve dunque trattarsi - conclude Flammarion - di alfa e beta del Sagittario (perché non ve ne sono altre nell'accennata regione del Cielo) ed ammettere che esse siano scese dalla 2° alla 4° grandezza».