Bootes - Corona Borealis - Coma Berenices

Atlante Celeste

Bootes (Boo). Boote. Il Bifolco. È questa una delle più importanti costellazioni dell’emisfero boreale, molto facile a riconoscersi ad Ovest dell’Orsa Maggiore, a causa della sua tipica forma che ricorda quella di un aquilone. Proseguendo idealmente la linea formata dalla coda dell’Orsa, ad una distanza di cinque volte circa quella delle ultime due della coda, si incontra Arturo, una stella arancione di prima grandezza, la più brillante della costellazione di Bootes e la quarta dell’intera volta celeste. Il nome Arcturus in greco significa «il guardiano dell’orsa» e l’immagine della costellazione è quella di un personaggio rustico, un mandriano, che impugna un bastone e una falce, in altre rappresentazioni una mazza o una lancia. Talvolta è raffigurato anche con due cani da caccia al guinzaglio, i Canes Venatici.
    
Questo «Guardiano dell’Orsa» è stato identificato con Arcade, il figlio di Zeus e Callisto, la ninfa trasformata poi nell’Orsa Maggiore, ma questa versione si contrappone a quella in cui Arcade corrisponderebbe all’Orsa Minore. Secondo una diversa interpretazione, Boote sarebbe l’ateniese Icario, al quale Dioniso insegnò come fare il vino. Il corpo di Icario, ucciso da alcuni viandanti ubriacatisi con il suo vino, fu ritrovato dalla figlia Erigone con l’aiuto del cane Maera. Erigone, impiccatasi per il dolore, fu posta in cielo da Zeus come costellazione della Vergine, Icario divenne Bootes e Maera il Cane Minore (secondo Igino il Cane Maggiore).
    Tolemeo attribuisce la natura di Mercurio e Saturno all’intera costellazione del Boote e quella di Giove e Marte ad Arturo.

Fl. Bayer Nome m. BV Colore Natura Note
16 α Arcturus -0,04 1,23 arancione Arktoûros è «Il Guardiano dell’Orsa». É anche al-simâk al-râmih, «la stella che sorge armata di una lancia», perchè Izar e Muphrid vengono paragonate ad una lancia, rumh. È anche chiamato hâris al-shimâl «Il Guardiano dell’emisfero boreale». È la quarta stella più brillante del cielo. Fu la prima stella ad essere osservata con un telescopio alla luce del giorno, nel 1635, ad opera di Morin de Villefranche. Tolemeo la descrive come «la stella rossa fra le cosce, chiamata Arturo». Natura planetaria: Giove e Marte.

Con il signore dell’animo: integrità dei costumi, ambizione al comando (Argoli), fedeltà (Pezelius); con Giove ricchezze e dignità (Stade); con Saturno dissoluzione delle sostanze (Stade). Vedi Anon. 379.

36 ε Izar 2,37 0,97 giallo arancio Stella doppia con una compagna azzurra di m. 5,1. Per la sua bellezza all’osservazone strumentale è oggi nota anche con il nome di Pulcherrima, la bellissima.
8 η Muphrid 2,68 0,58 giallo Al mufrid al ramish, «la stella solitaria del lanciere». Per Tolemeo è «la boreale delle tre stelle nella gamba sinistra in basso».
27 γ Seginus 3,03 0,19 bianco «La stella nella spalla sinistra». Nota anche come Haris.
49 δ - 3,47 0,95 giallo arancio «La stella nella spalla destra».
42 β Nekkar 3,50 0,97 giallo arancio Nekkar è il nome che gli arabi davano all’intera costellazione. Per Tolemeo è «la stella nella testa».

Corona Borealis (CrB). Corona Boreale. È una delle più piccole costellazioni dell’emisfero settentrionale ma può essere facilmente localizzata tra Boote ed Ercole, per la tipica forma a semicerchio delle sette stelle più brillanti. L’immagine della corona è connessa al mito di Teseo e Arianna. In una versione del mito rappresenta la corona donata da Dioniso ad Arianna come dono di nozze, dopo che la figlia di Minosse fu abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso; alla morte di Arianna il dio trasferì la corona tra le stelle. In un’altra versione la corona fu donata da Teti a Teseo e da questi ad Arianna. In una terza versione fu Dioniso a ricevere la corona da Teti e a porla in cielo in memoria della propria madre, Semele, che Zeus gli concesse di ricondurre fuori dagli inferi. È nota anche con altri nomi come “Corona di Arianna”, “Corona di Vulcano”, “Ghirlanda di Fiori”. Per gli Arabi questa costellazione rappresentava un piatto o una ciotola. Secondo Tolemeo le stelle della Corona Boreale sono della natura di Venere e di Mercurio.

Fl. Bayer Nome m. BV Colore Natura Note
5 α Alphecca 2,23 -0,02 bianco Al-fakkah,da fakka, separare, aprire, rilasciare e quindi disgiunzione, incompletezza, poiché il circolo della corona è aperto, non è completo. Alphecca è una stella doppia, la più brillante della Corona Boreale. Tolemeo recensisce 10 stelle di questa costellazione, e definisce Alphecca come «la stella brillante, nella corona». Viene anche chiamata «Gemma», «Perla» o «la Brillante del Piatto».

Col signore dell’VIII casa minaccia intossicazione (Stade); col signore dell’oroscopo minaccia avvelenamento (Cardano). Vedi Anon. 379.


Coma Berenices (Com). Chioma di Berenice. È una piccola costellazione che si trova tra i Cani da Caccia e la coda del Leone. Berenice era la bella regina d’Egitto, celebre per la bellezza dei suoi capelli biondi. Quando il suo sposo, re Tolemeo III Evergete, partì in guerra, Berenice, temendo per la sua sorte fece il voto di tagliarsi i capelli se il marito fosse tornato sano e salvo. E così avvenne. Le due stelle più brillanti della costellazione sono α (Diadema) e β, entrambe di quarta magnitudine. Ad oriente di queste due stelle, in direzione del Leone, si trova γ, ancora di quarta, e a partire da questa ha inizio un agglomerato di stelle di quinta e sesta magnitudine disposte «a sciame». Costituiscono l’asterismo più tipico di questa costellazione e Bayer le rappresenta come un covone di grano, il covone dal quale proviene la spiga che la Vergine tiene in mano. Tolemeo recensisce la Chioma di Berenice alla fine della costellazione del Leone e le assegna la natura della Luna e di Venere.

Fl. Bayer Nome m. BV Colore Natura Note
- - Coma 1,80 - - Il nome arabo della Chioma di Berenice è al-dafîra, «treccia di capelli»: tre stelle oscure che formano quasi un triangolo rettangolo o, come dice Tolemeo, a forma di una foglia d’edera: al loro interno vi è un agglomerato di stelle di cui l’occhio non può determinare il numero e per la loro moltitudine assomigliano alle Pleiadi. Queste stelle son chiamate al-halba, i capelli. L’uomo comune chiama queste stelle agglomerate al-sunbula, la spiga, perché assomigliano ad una spiga a causa della loro moltitudine e densità. Al-dafîra, così come la vicina al-sarfa (Denebola, la coda del Leone) fa parte del catalogo dei vizi della parte sensibile dell’animo. Questa chioma, che in latino è detta iuba Leonis, appare anche nell’elenco dei vizi corporei per la sua eccessiva umidità. Tolemeo recensisce la Chioma di Berenice alla fine della costellazione del Leone, e le assegna la natura della Luna e di Venere. le Tra le piccole stelle della Chioma di Berenice, disposte a sciame, vi è un ammasso stellare, denominato Mel 111 (dal catalogo di Melotte) che può essere preso come riferimento per l’intero gruppo, occupando una posizione mediana.