Glossario dei termini tecnici
in Paolo di Alessandria
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a cura di Giuseppe Bezza

lagchanô, sorte nanciscor, v. klêroumai.

martyreô, testificor, ed epimartyrêsis, attestatio. E' detta martyria, testimonium, ogni configurazione tra gli astri, quali sono il trigono, l'esagono, il quadrato, il diametro (Porphirii Introd. cap. 8). Nel cap. 25, ove Paolo parla di astri presenti e testimoniatori (tous epiparontas kai martyrountas), si può anche intendere che i primi siano presenti per corpo e gli altri per figura. Ma in una raccolta di definizioni (Marcianus gr. 335 fo. 395r, cap. 60 = Parisinus gr. 2509 fo. 134r) è detto che il testimonium non comprende solo le figure predette, ma anche le altre (kai talla).

mesouranema, medium cælum, v. kentron.

moirikôs, partiliter. L'avverbio appare in Paolo in diversi luoghi quando vuole indicare figure tra gli astri compiute e perfette, ad esempio nelle synaphai, applicationes (cap. 17), nelle figure degli astri ad un angolo (cap. 24), nel peripatos ovvero directio degli astri (cap. 34). In questo senso, lo scoliaste (sch. 90, cfr. 94, 99) associa la figura partilis a quella kata isoskeleian (v. isoskelês). Inoltre, l'oroscopo deve essere assunto partiliter (capp. 23, 33), così come partiliter deve essere compiuto il computo (pragmateia, cap. 23) delle sorti. Vi è una posizione partilis (moirikê thesis) degli astri nel tema, ad es. nel thema mundi (cap. 37), di fronte ad una loro posizione zodiacale. Su queste due posizioni, spesso poste a contrasto dagli astrologi greci, Paolo è muto, ma si confronti Vettio Valente: si può avere conoscenza del segno che sorge (to hôroskopoun zôdion) solo per quanto è del segno, zôdiakôs, zodiace e in seguito trovarne il grado (I, 4; Pingree pag. 21,12; cfr. IX, 7; Pingree pag. 326,1). Pertanto zôdiakôs e moirikôs significano, riguardo alla posizione dei pianeti, quelle che sono date, rispettivamente, nei segni e nelle case (V. Valens III, 6; Pingree pag. 136,17) e sono spesso l'una contrapposta all'altra (V. Valens IV, 7, 1-2; Pingree pag. 156; V, 6 pag. 215,16; pag. 246,14).

oiax, gubernaculum, v. basis, hôroskopos; è hapax in Paolo (cap. 24), come il verbo oiakizô (v. ektropê ) e non si ritrova né nello scoliaste, né in Olimpiodoro.
oikêtêrion, habitatio. Appare tre volte in Paolo ed è assente in Olimpiodoro. E' sinonimo di oikos, domus. Deve essere considerato un termine arcaico del lessico astrologico, in quanto usato da Trasillo (CCAG VIII/3 pag. 100,7). E' altresì presente in quanto sinonimo in Valente, assente in Tolemeo ed Efestione.

oikodespotês, dominus domus, Paolo non usa mai questo termine a indicare il pianeta che ha un diritto o dominio su un segno dello zodiaco, come Marte sull'Ariete e lo Scorpione o Venere sul Toro e la Bilancia. A designare il signore del domicilio si serve del termine oikodektôr, così come hypsôkratôr designa il signore dell'elevazione,  hypsôma, horiokratôr il signore dei confini, horion, e trigônokratôr il signore del triangolo. Quest'ultimo è sovente indicato con il termine despotês (tou trigônou) e il termine despoteia può designare una delle potestates che i pianeti hanno nei segni, vuoi i confini (cap. 3) o il triangolo (cap. 33), quantunque il termine più impiegato sia kyrios (v.). Quanto alla oikodespoteia essa designa una potestas che non è limitata all' oikos o domicilio dell'astro, ma si compone di più fattori ed è composita (cap. 36) e si esercita sulla genitura nel suo complesso: oikodespotês tês gheneseôs. Essa costituisce la pragmateia o procedimento preliminare da cui prende avvio la dottrina sui tempi di vita.  Nonostante il termine kyria, dominatus, appaia in Paolo come sinonimo di oikodespoteia, (cfr. cap. 36: kyria tês gheneseôs), kyrios (v.) non ha la medesima accezione di oikodespotês. Quest'ultimo termine designa quell'astro che nella letteratura astrologica sassanide e araba prenderà il nome di kadƒud‹ah, l'alcochoden della letteratura astrologica medievale (cfr. G. Bezza, Astrological Considerations on the Length of Life in Hellenistic, Persian and Arabic Astrology, Culture and Cosmos n.2/2 1998, pagg. 3-15).

horaô, video, v. katopteuô.

opsis, videndi actio, v. aktis.

parodos, transitus, v. antighenesis.  

parousia, praesentia, v. epiparousia.

peripatos, directio; termine universalmente usato a indicare il moto della sfera, che induce tutti gli astri a compiere la rotazione diurna. Eliodoro (v. supra s.v. kollêsis) definisce la directio chronikê, temporalis, poiché avviene secondo i tempi ascensionali, cfr. Demofilo, apud Porphyrii Introd., CCAG V/4, pag. 223, cap. 51).

peripolountes, circumeuntes, sono i tre pianeti superiori, Saturno, Giove e Marte, che compiono un giro completo intorno al Sole e pertanto formano col Sole ogni aspetto (schêmatismos) nella loro rivoluzione sinodica. In Paolo è presente anche peripoleuontes, che compare nel cap. 17 sulle figure della Luna con i pianeti (cfr. anche cap. 37); questo termine potrebbe essere tradotto "dal moto circolare".

pêxis, concretio. L'espressione kata pêxin designa di norma, nel periodo bizantino, il momento della genitura e si contrappone a kata parodon, che indica il momento della conversione annua (v. antighenesis). kata pêxin è forma abbreviata di kata tês gheneseôs pêxin o sympêxin; non compare in Paolo (né d'altronde in Tolemeo e Valente), ma è presente in Olimpiodoro, in Efestione e negli scrittori più tardi. D'altro canto, il verbo pêgnymi, figo, è talora usato, nell'accezione di fissare, stabilire le posizioni degli astri (cfr. ad es. Parisinus gr. 2424 fo. 82v:  meta tou ekthesthai ton hôroskopon kai tous loipous topous tou thematos, pêxai tous asteras eis tous topous, êtoi eis ta zôdia en hois tote tên poreian poiountai. «Dopo aver determinato l'oroscopo e i rimanenti luoghi del tema, stabilisci gli astri nei luoghi, ovvero nei segni nei quali compiono il loro cammino»).

pleionopsêphia, maior numerus suffragium, v. psêphophoria.

poieô, facio, conficio. Il verbo è usato, di norma al medio, per esprimere un procedimento: il modo di costruire la tabella dei confini (cap. 3), dei decani (cap. 4), della monomoiria trigonica (cap. 32), il modo di trovare il grado del Sole (cap. 28), di calcolare una sorte (cap. 23). Esprime inoltre i moti che compiono gli astri (il Sole, cap. 28), le apparizioni (capp. 14, 26), le stazioni, i moti veloci, lenti e retrogradi (cap. 15) e i moti che si compiono per direzione (kata peripaton) nel loro complesso (cap. 34), il moto della Luna nel suo ciclo sinodico (capp. 16, 24, 35), le sue deflussioni e applicazioni (cap. 17). Infine, come verbo che esprime l'azione degli astri nel mondo sublunare, è usato una sola volta al medio a indicare che la Luna suscita o genera (poieitai) la crescita e la diminuzione di ogni cosa (cap. 21), ma, di norma, è impiegato all'attivo. In questa ultima accezione, sono talora usati come sinonimi apoteleô (v.  apotelesma),  deiknymi, demonstro, apodeiknymi, ostendo: nel cap. 24, ove sono raccolti i giudizi relativi ai dodici luoghi, poieô è usato 43 volte, apodeiknymi 14 volte, apoteleô e deiknymi entrambi 13 volte. Quanto a sêmainô, significo, è usato in altro senso: nel cap. 7, ciascuno dei quattro quadranti ha un suo significato (sêmainei), così come ciascuno dei 12 luoghi (cap. 24); a parte due impieghi nel cap. 25 (dei figli) e tre nel cap. 34 (degli anni pericolosi), dove sêmainô sembra fungere da sinonimo di poieô e apoteleô, il verbo vuole esprimere il significato proprio di un elemento della tecnica apotelesmatica. Lo stesso può dirsi di dêloô, declaro. In particolare, a designare il carattere proprio di una sorte (klêros), Paolo impiega la voce verbale sêmainei o l'aggettivo dêlôtikos o ancora si serve di kathistêmi al perfetto (kathestêken) o al participio perfetto (kathestôs), nel senso di constitutus est: «Fu stabilito che la stella di Venere è causa del  concepire e del generare» (cap. 21); le sorti di erôs, tolma, nikê, nemesis furono costituite quali causa concomitante (paraitia kathestêken) di quelle cose di cui sono significatrici; fa eccezione anagkê, la sorte della necessità, la cui azione è espressa con la voce verbale poiei, e daimôn, di cui è detto che è "signore di", "ha signoria su": kyrios tugchanei, dominus est. Si deve notare che nel cap. 34 (degli anni climacterici), il moto che causa il climacterio è sempre espresso da poieô, l'effetto del climacterio ora con apoteleô, ora con deiknymi, ora con sêmainei.

poleuôn, ambiens. Il metodo della determinazione del pianeta signore del giorno, poleuôn, e dell'ora, diepôn, gubernans, riposa sull' heptazônos, l'ordine settenario delle sfere, sul quale si modella anche l'attribuzione dei volti decanici (ta dekanika prosôpa) ai pianeti (cap. 4). Il termine si fonda sulla natura del giorno, dies artificialis, inteso come arco diurno del Sole.

proêgoumenos, praecedens. Il termine non è mai riferito ai pianeti, ma ai gradi e ai segni dello zodiaco. Abbiamo due esempi: a) rispetto al luogo del Sole, (cap. 14) vi sono gradi e segni che precedono (proêgoumenai) e che seguono (hepomenai); b) rispetto ad un angolo, (cap. 27): Venere in Capricorno invia raggi al grado del culmine, che, posto in Toro, è seguente rispetto ad essa (epi tên hepomenên moiran). Ne segue che i raggi che provengono dalle parti precedenti sono destri, sinistri quelli inviati dalle parti seguenti (v. kathyperterêsis). Infine, il verbo proêgheomai ha l'accezione di prevalere, primeggiare, che è notata nel cap. 27: «Il culmine primeggia sui rimanenti cardini».


prosthetikos (tois arithmois), auctus numero, v. aphairetikos.

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