Marco Fumagalli - Il terremoto del Sichuan orientale
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La vita delle eclissi
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Per quanto tempo i luoghi di un’eclisse rimangono sensibili ai richiami successivi? La teoria tolemaica della datazione dell’evento [4], che si fonda sulla distanza oraria del luminare oscurato, assume lo spazio di un anno, sia per le eclissi di sole, sia per quelle di luna. In base all’esperienza, questo intervallo di tempo sembra accordarsi molto meglio alle eclissi lunari che a quelle solari, la cui minor frequenza suggerisce di considerare uno spazio temporale decisamente maggiore, sia che si cerchi la corrispondenza tra la distanza dell’evento e quella del sole dall’angolo orientale, sia che si cerchino nei tempi successivi i ritorni dei luoghi attivati dall’eclisse. Per le eclissi di luna, osserviamo allora tutte quelle visibili nel Sichuan, in un periodo di 15 mesi, in modo da considerare anche quelle che vanno leggermente oltre il limite tolemaico di un anno:
Entrambe queste eclissi non furono visibili dall’inizio alla fine della totalità, ma sempre fu visibile la luna completamente eclissata, al tramonto nell’eclisse del marzo 2007, al sorgere in quella di agosto. Per le eclissi di sole, in mancanza di un criterio di scelta sicuro, occorre un’indagine più estesa. Mi sembra ragionevole supporre, in linea teorica, che un oscuramento molto grande del disco solare dia maggior forza ai luoghi dell’eclisse, che più a lungo rimarranno sensibili alle figure successive. Al contrario, un oscuramento molto piccolo fa pensare che la forza svanisca velocemente e che gli eventuali richiami, che sempre possono avvenire, perdano il loro significato. Ora, se osserviamo tutte le eclissi solari visibili dalla regione del Sichuan, la prima che incontriamo con oscuramento superiore al 90% è quella del 6 giugno 1872, 136 anni prima del terremoto [5]. Decisamente troppo, anche per ‘Alî ibn Ridwân che, accettando un arco temporale di 12 anni [6], avrebbe osservato queste quattro eclissi:
Questo limite di 12 anni appare a prima vista troppo esteso, per il numero di eclissi solari che si presentano in tale intervallo di tempo. Un limite più ragionevole sembra quello di 4 anni recentemente proposto da Rosalba Signorello [7], secondo il quale solo l’eclisse del 2007 andrebbe accettata. Un solo esempio non può servire a risolvere la questione della vita massima dell’eclisse in rapporto ai richiami successivi, ma l’idea di considerare l’oscuramento come fattore riduttivo [8] della vita massima di un’eclisse può servire a confermare che in questo caso l’unica da accettare sia proprio quella del 2007. Considerare l’oscuramento significherebbe dire che, se un eclisse al 100% vive un certo numero di anni, un’eclisse al 50% vivrà la metà, al 25% un quarto, e così via.
Ora, se prendiamo il limite di 4 anni, vediamo che l’eclisse del 2007, sebbene presenti un oscuramento non molto grande (33,2%), è ancora “in vita” perché abbastanza vicina: la sua durata risulta di 1,3 anni (33,2 : 25), ovvero rimane efficace fino al luglio 2008. Se invece applicassimo il criterio al limite di 12 anni la relazione diventerebbe 100% = 12 anni, 50% = 6 anni ecc.
Seguendo lo schema, vediamo che le eclissi del 2002 e del 1998, con oscuramento al di sotto dell’8,3%, avrebbero vita brevissima, inferiore ad un anno; quella del 1997, con oscuramento del 63%, avrebbe una vita compresa tra i 7 e gli 8 anni e pertanto sarebbe troppo lontana dal terremoto; al contrario, l’eclisse più vicina, quella del 2007, sarebbe ancora “giovanissima”, poiché l’oscuramento del 32,2% le consentirebbe una vita di quasi quattro anni. Pertanto, se da un lato il criterio dell’oscuramento, applicato a questo singolo caso, non ci permette alcun passo avanti rispetto al problema generale della vita massima di un’eclisse solare, dall’altro ci consente di concludere che l’eclisse del 2007 è certamente viva nel giorno del terremoto. La verifica sulle figure di tutte queste eclissi conferma inoltre che quella del 2007 è l’unica che può essere messa efficacemente in relazione con le due eclissi lunari e con il terremoto, per il ruolo svolto dai pianeti, dagli angoli e dalle stelle [9]. Accettiamo pertanto questa eclisse, insieme alle due lunari. [4] Tetr. 2.6: «E per quanto riguarda sia gli inizi, sia le più veementi intensificazioni dell’evento, noi li dedurremo in forza della disposizione del luogo eclittico rispetto agli angoli. Giacché se il luogo cade presso l'orizzonte orientale, significa che i primi sintomi dell’evento appariranno nel primo quadrimestre a far tempo dall’eclisse e la sua forza compiuta nel primo terzo dell’intiero periodo della sua durata; se cade presso la culminazione superiore nel secondo quadrimestre e nel secondo terzo; se cade presso l’orizzonte occidentale nel terzo quadrimestre e nell'ultimo terzo della sua durata». [5] Segnalo, come pura curiosità, che un’eclisse con il 100% di oscuramento, sarà visibile a Chengdu il 22 luglio 2009, poco più di un anno dopo il terremoto, con Marte che culminerà al mediocielo con Aldebaran, alle ore 1h12 m48s TU. [6] Che il limite di un anno sia troppo stretto per le eclissi solari fu l’opinione del medico egiziano ‘Alî ibn Ridwân (XI sec.): nel suo commento al capitolo tolemaico (Tetr. 2.6), egli dichara che «il sole compie una rotazione del firmamento in un anno e conviene che gli eventi dell’eclisse solare durino anni, la luna compie il circuito in un mese e conviene che i suoi effetti durino mesi». Stabilito quindi che i tempi del sole si misurano in anni, egli accetta il principio tolemaico della distanza oraria del sole dall’oroscopo, concludendo che a una distanza massima di 12 ore, pari all’arco diurno, corrisponderanno 12 anni. [7] cfr. Rosalba Signorello, Le eclissi di sole e il tempo degli eventi, «Phôs» 16, giugno 2008, p. 1ss. Lo studio intende confermare la “databilità” dell’evento in base al principio tolemaico della distanza oraria del sole, su una diversa base temporale, e propone un limite di 4 anni, fondandolo sul ciclo quaternario delle stagioni. Questo limite, a mio avviso, potrebbe essere assunto come “vita massima” di un’eclisse indipendentemente dalla possibilità di datare l’evento mediante la posizione oraria del sole, ma considerandolo come limite estremo per i “richiami successivi”. Le figure presentate sono infatti ricche di richiami: si veda, per esempio, il novilunio del 28.8.1973 (op.cit., p. 17), precedente il golpe militare in Cile, dove il grado che sorge è quello in cui si trovava Saturno nell’eclisse solare del 1969. [8] Considerando, come io propongo, l’oscuramento come fattore prevalente riguardo alla vita di un’eclisse, ne consegue che per “vita massima” si deve intende quella di un’eclisse al 100%, e che un minor oscuramento ne ridurrà la durata in modo propozionale. Invece, secondo il metodo tolemaico su base temporale di un anno (Tolemeo) o più anni (4-Signorello, 12-Ridwân), la vita massima di un’eclisse è da misurare sempre all'occidente, indipendentemente dalla quantità di oscuramento. [9] Il confronto tra l’eclisse solare del 2002 e le figure del 2007-2008 mostra pochi collegamenti tra i gradi (nell’eclisse 1 sorge il MC dell’eclisse solare e al FC passano i gradi dei luminari e di Saturno) e, soprattutto, la completa assenza di corrispondenze tra le stelle, che sono invece numerose nelle figure del 2007-2008. Nell’eclisse del 1998 i richiami sui gradi sono più importanti (Marte del terremoto ritorna sul proprio grado, il MC del novilunio precedente è vicino al grado dell’eclisse, Saturno dell’eclisse 2 è sul grado dell’eclisse), ma anche in questa eclisse mancano completamente le stelle. Nell’eclisse del 1997 l’unico richiamo (che sarebbe molto importante se l’eclisse fosse ancora “in vita”) è rispetto all’eclisse solare del 2007, dove i luminari si oppongono al grado di Marte del 1997. Di nuovo le stelle sono assenti. |
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