Giuliano di Laodicea
Osservazione astronomica traduzione di Giuseppe Bezza, |
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La disquisitio astronomica di Giuliano di Laodicea, riportata in alcuni manoscritti, fu pubblicata da Franz Cumont nel IV volume del Catalogus Codicum Astrologorum Græcorum (pp. 99ss.) ed è preceduta da un’introduzione che appare solamente nel Vindobensis phil.gr.179 e nell’Angelicus 29. I calcoli delle posizioni planetarie e delle stelle sono ripresi, in forma più compiuta, con indicazione del giorno (I Athyr dell’anno 244 dell’era di Diocleziano) e dell’ora (e quindi del grado dell’oroscopo e del culmine) in un manoscritto fiorentino (Laurentianus Pluteus 28,34) sotto il nome di Eutocio d’Ascalona.* Le posizioni si accordano alla data del 28 ottobre 497, un’ora dopo il mezzogiorno, in Alessandria. * In questo manoscritto la posizione del Sole è data a 4°22’ dello Scorpione. L’oroscopo è posto a 2°12’ dell’Acquario, il culmine a 19°22’ dello Scorpione, la sorte di fortuna a 16° Leone, quella del demone a 18°24’ del Cancro, il plenilunio precedente a 3°07’ del Toro, il nodo ascendente a 16°4’ dell’Ariete. |
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«La dottrina dei momenti iniziali è necessaria e utile in tutte le attività dell'esistenza, come l'esperienza con chiarezza ci testimonia. Occorre quindi osservare con diligenza i luoghi degli astri e i passaggi all'oroscopo (horoskopêseis). Chi pertanto vi si dedica con minuzia e in modo appropriato troverà pressoché senza fallo il fondamento dei momenti iniziali. Ma chi vi si accosta in modo indolente e superficiale, con negligenza, per questo stesso motivo caduto in errore, pianga se stesso della sua attitudine trascurata verso cose così alte. Invero, non certo a causa dello splendore del Sole soffrono coloro che hanno la vista debole, ma per la debolezza dei loro occhi; allo stesso modo chi, nelle sue interpretazioni, non comprende pienamente la disposizione del cielo, sarà privo del benefico effetto degli effluvi degli astri a causa della sua debolezza e incapacità, e a causa di ciò non avrà successo. E noi, che abbiamo un dio benigno, sollevati da un amore che sospinge e brucia, scriviamo quanto segue. In ogni principio, colui che ha la stella di Giove orientale all'oroscopo o nel bios, ovvero nel secondo luogo, vedrà le sue attività giungere a rapidi esiti e se i benefici gli portano testimonianza, ciò avverrà con utilità e vantaggio, ma con fatica ed insuccesso se la testimonianza è dei malefici. L'esito sarà denotato dal predominio e dal maggior influsso (pleionopsêphoría), mentre il miscuglio è produttore di irregolarità: se infatti i benefici dominano nei principi, ciò che viene alla luce avrà buon esito, ma se dominano i malefici le speranze intraviste volgeranno al contrario. L'inizio delle azioni si conosce dagli astri angolari; e per quanto è di Saturno, Giove e Marte dalla loro prima stazione mattutina orientale, per quanto è di Venere e di Mercurio dalla loro <stazione> vespertina. L'esito delle azioni è indicata dall'astro succedente e per quanto è di Saturno, Giove e Marte dalla loro <stazione> vespertina, per quanto è di Venere e Mercurio dalla loro <stazione> mattutina. Da ciò consegue che Saturno, Giove e Marte mai daranno responsi quando sono mattutini succedenti o angolari vespertini, né allo stesso modo Venere e Mercurio quando sono mattutini angolari o vespertini succedenti, ché allora nulla intendono vaticinare. Se poi, come abbiamo detto, tutti sono angolari o succedenti, il primo che si porta presso l'angolo o il luogo succedente, quello occorre prendere in conto; se poi fossero uguali in gradi, l'oroscopo significherà gli inizi, il culmine il tempo mediano, l'occaso la fine. Per quanto concerne i tempi, devono essere fissati nel modo che segue: tra i cardini, l'oroscopo significa ciò che è trascorso, il culmine ciò che è presente, l'occaso ciò che ha da venire. D'altro canto, riguardo alle età, l'oroscopo significa l'infanzia, il culmine l'età fiorente, l'occaso la vecchiaia. E riguardo a tutti i luoghi, intendo gli angoli, i succedenti e i declinanti, il luogo che declina significa il tempo trascorso, l'angolo il tempo presente, il luogo succedente il futuro. E se negli angoli non vi fosse alcun astro, i segni stessi riveleranno l'esito secondo le testimonianze che ricevono o più semplicemente in virtù del dominio. Occorre poi sapere che i malefici, quando assumono la virtù dei benefici, diventano produttori di beni, mentre quando i benefici sono afflitti appaiono impotenti. I primi tuttavia portano a compimento mediante qualche violenza o eccesso o ingiuria, mentre i benefici lo fanno con giustizia, persuasione, fiducia e approvazione. Ora, gli astri malefici si volgono al bene quando sono nei propri domicilii od esaltazioni o confini o trigoni, essendo conformi alla fazione loro. Si affliggono i benefici nei luoghi contrari a quelli detti ovvero nelle proprie umiliazioni o contro la loro fazione e simili. La malignità dei malefici è di poi mitigata quando sono in trigono alla Luna o all'oroscopo, onde bene è stato detto: nelle figure di tre lati le opere malvagie s'attutiscono e ancora: mai un astro è vile quando si trova in un buon luogo Una cosa è la qualità naturale (tò poiòn katà physin) di ciascun astro, un’altra cosa il bene e il vantaggio, come pure il suo contrario e il danno. Ciò è ben manifesto dalle azioni delle stelle: i doni che Venere concesse a Paride erano senz’alcun dubbio dannosi, propizî quelli che Saturno diede all’età dell’oro. La nascita dell’illustre ed invincibile Alessandro fu marziale, la morte che gli occorse per ubriachezza fu venerea. E sono molti coloro che ammassano ricchezze e assurgono al regno Giove mediante e per la stessa causa rovinano malamente. Ora, cagione di ciò è la natura benefacente degli astri, mentre la genitura, ricevendo in modo inappropriato il loro effluvio (apórroia), subisce danno e pertanto gli astri divengono dannosi (blaptikoí): invero è dell’accidente il patire, non certo della qualità. Vediamo i febbricitanti subire danno dal calore del Sole che tutto vivifica e ciò avviene per la debolezza loro. Non vi sono infatti tra le stelle alcune benefiche e altre malefiche, tutte sono benefiche, utili e conservatrici del cosmo intiero. E’ piuttosto vero che tutto ciò che possono le stelle è secondo la natura di chi partecipa. I fatti stessi testimoniano: Giove invero fa i condannati, Marte i duci militari, il Sole gli insepolti, Saturno gli autocrati, Venere gli ispirati, Mercurio i capi degli iniziati ai misteri. Tuttavia, come abbiamo detto, i malefici volti al bene portano vantaggi, mentre i benefici afflitti danneggiano; se però qualcuno li assumesse di per sé, quelli del seguito di Saturno e di Marte risulteranno essere di azione distruttiva e separante, quelli del seguito di Giove e di Venere di un’azione che aggrega e che accresce. Gli astri infine portano a compimento ciò che significano quando si pongono in quadratura alla Luna o all’oroscopo o al luogo che significa la questione proposta». |
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Delle posizioni e degli angoli e delle sorti dei sette astri erranti | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
«Poniamo qui di seguito il computo dei sette pianeti. Il Sole in Scorpione 4°8’50”, la Luna in Toro 18°10’, Saturno in Ariete 24°28’, Giove in Vergine 4°12’, Marte in Leone 17°35’, Venere in Scorpione 21°58’, Mercurio in Scorpione 14°32’. Il Sole in Scorpione 4°8’50”, inclinato verso l’equatore sul grande cerchio che passa per il polo di 13°6’ verso il mezzogiorno e discende verso il sud nel suo terzo gradino, occupano di questo gradino 1/4 più 1/30. È ad esso prossima la stella fissa che è posta tra le chele dello Scorpione, di quarta grandezza, che occupa in longitudine 4°46’ Scorpione e in latitudine, rispetto al circolo medio dello zodiaco, 1°30’ verso il mezzogiorno e dista pertanto dal Sole, in longitudine, 0°24’ verso le parti seguenti e in latitudine 1°36’. È nel domivilio di Marte, nei confini di Marte secondo Tolemeo e secondo gli Egizi, nel trigono di Venere, di cui partecipe è Marte, quindi la Luna, nell’elevazione di nessun astro, nell’umiliazione della Luna, nel primo decano, nel volto di Marte, nella monomoiria della Luna. (cliccare l'immagine per vedere la figura ingrandita e decifrata) La Luna in Toro 18°10’, distante in latitudine dal circolo mediano dei segni di 2°42’ verso il settentrione e ascende verso il borea nel terzo gradino, occupando di quel gradino 1/10 più 1/24. È ad essa prossima la stella fissa che è nella sporgenza del corno boreale del Toro, di quarta grandezza, che occupa in longitudine 19°16’ del Toro e in latitudine, rispetto al circolo mediano dei segni, 0°15’ verso il mezzogiorno e pertanto dista dalla Luna in longitudine 1°6’ verso le parti seguenti, e in latitudine 2°57’ verso il mezzogiorno. È nel domicilio di Venere, nei confini di Giove secondo Tolemeo e secondo gli Egizi, nel trigono di Venere, ed essa vi partecipa, e terzo partecipante è Marte, nella propria levazione, nell’umiliazione di nessun astro, nel secondo decano, nel proprio volto, nella monomoiria di Giove. Saturno in Ariete 24°28’, distante in latitudine dal circolo mediano dei segni ... verso il mezzogiorno e sale verso il borea nel primo gradino, occupandone 1/50. Si approssimano ad esso stelle fisse: verso le parti precedenti la stella che segue il quadrato romboidale dell’Ariete e che è sulla sommità delle narici della Balena, che occupa in longitudine 21°16’ Ariete e in latitudine, rispetto al circolo mediano dei segni, 7°45’ verso il mezzogiorno, sicché dista da Saturno in longitudine verso le parti precedenti 3°12’10’ e in latitudine 3°...; verso le parti seguenti gli si approssima la stella che precede le tre che sono nella coda dell’Ariete, che occupa in longitudine 27°26’ Ariete e in latitudine, rispetto al circolo mediano dei segni, 1°40’ verso il settentrione, e pertanto dista da Saturno in longitudine 2°58’ verso le parti seguenti e in latitudine 4°45’; ed entrambe queste stelle sono di quarta grandezza. Saturno proviene dalla prima stazione, è retrogrado, appare vespertino, avendo compiuto fase di acronicità da molti giorni. È nel domicilio di Marte, nei confini di Marte, nel trigono del Sole, di cui Giove è secondo partecipante e Saturno il terzo, nell’elevazione del Sole, nella sua propria umiliazione, nel terzo decano, nel volto di Venere, nella monomoiria di Mercurio. Giove in Vergine 4°12’, distante in latitudine dal circolo mediano dei segni 0°35’ verso il settentrione e ascende nel terzo gradino. Gli si approssima la stella fissa che è all’apice dell’ala sinistra della Vergine, che è di terza grandezza e occupa in longitudine 2°36’ Vergine e in latitudine, rispetto al circolo mediano dei segni, 0°10’ verso settentrione, sicché dista da Giove in longitudine verso le parti precedenti 1°36’ e in latitudine 0°45’. Non ha ancora compiuto la prima stazione, appare mattutino, ha moto diretto. È nel domicilio di Mercurio, nei confini di Mercurio, nel trigono di Venere, nell’elevazione di Mercurio, nell’umiliazione di Venere, nel primo decano, nel volto del Sole, nella monomoiria di Marte. Marte in Leone 17°35’, distante in latitudine dal circolo mediano dei segni 1°5’ verso il settentrione e ascende verso il borea nel secondo gradino, occupandone la metà. Gli si approssima la satella fissa che è la più australe di quelle che sono nelle natiche del Leone, che è di terza grandezza e che occupa in longitudine 19°56’ Leone e dista in latitudine verso il borea, rispetto al circolo mediano dei segni, 9°40’, sicché dista da Marte in longitudine, verso le parti seguenti, 2°21’ e in latitudine 8°35’. Non ha ancora compiuto la prima stazione, appare mattutino, ha moto diretto. È nel domicilio del Sole, nei confini di Venere secondo Tolmeo, in quelli di Saturno secondo gli Egizi, nel trigono del Sole, di cui Giove è partecipante, nell’umiliazione e nell’elevazione di nessun astro, nel secondo decano, volto di Giove, nella monomoiria della Luna. Venere in Scorpione 21°58’, distante in latitudine rispetto al circolo mediano dei segni, verso il mezzogiorno, 0°39’ e discende verso il mezzogiorno nel primo gradino, occupandone 1/3 più 1/15. Le si approssimano stelle fisse: nelle parti precedenti la più australe delle tre che sono nel corpo dello Scorpione, che occupa in longitudine 18°6’ Scorpione e in latitudine dista dal circolo mediano dei segni 5°30’ verso l’austro, sicché è elongata da Venere in longitudine, verso le parti seguenti, 3°52’ e in latitudine 4°51’; nelle parti seguenti le è prossima la stella che è nel ginocchio destro e seguente di Ofiuco, che occupa in longitudine 24°46’ Scorpione e dista in latitudine dal circolo mediano dei segni 7°30’ verso il settentrione, sicché dista da Venere in longitudine 2°48’ verso le parti seguenti e in latitudine 8°9’; entrambe le stelle sono di terza grandezza. Venere ha moto diretto e non ha ancora compiuto la sua prima stazione ed appare vespertina. È nel domicilio di Marte, nei confini di Mercurio secondo Tolemeo, in quelli di Giove secondo gli Egizi, nel proprio trigono, ove Marte è secondo partecipante e la Luna terza, nell’elevazione di nessun astro e nell’umiliazione della Luna, nel terzo decano, volto proprio, monomoiria di Marte. Mercurio in Scorpione 14°32’, e dista in latitudine dal circolo mediano dei segni 1°35’ verso l’austro e discende verso l’austro occupando il terzo gradino, occupandone 1/5 più 1/10. Gli si approssima la stella fissa che è nel corpo dello Scorpione, la mediana, che è rossiccia ed è chiamata Antares, di seconda grandezza, che occupa in longitudine 16°16’ Scorpione e in latitudine 4°0’ verso l’austro rispetto al circolo dei segni, sicché dista da Mercurio 1°44’ verso le parti seguenti e in latitudine x°22’. Ha moto diretto, non ha ancora compiuto la prima stazione, è vespertino, sotto i raggi del Sole e compirà la sua apparizione vespertina dopo quattro giorni. È nel domicilio di Marte, nei confini di Giove secondo Tolemeo e in quelli di Mercurio secondo gli Egizi, nel trigono di Venere, ove Marte partecipa per secondo e la Luna per terza, nell’esaltazione di nessuno e nell’umiliazione della Luna, nel secondo decano, volto del Sole, nella monomoiria di Marte». |
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Nota sulle posizioni dei pianeti e delle stelle. |
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La figura è calcolata per il 28 Ottobre 497, un'ora dopo il mezzogiorno, ad Alessandria (31°12' Nord, 29°54' Est). Come hanno già notato Neugebauer e van Hoesen (Greek horoscopes, Philadelphia 1959), le longitudini dei pianeti indicate nel manoscritto presentano una differenza media di 2°30' rispetto alle posizioni reali, dovuta alla precessione, ad eccezione di Venere e Mercurio, che hanno una differenza di 3°30' circa. In una pagina separata diamo le posizioni ricalcolate dei pianeti e delle stelle, con le immagini delle costellazioni ed alcune brevi note sulle differenze riscontrate rispetto al testo di Giuliano: Le latitudini e le magnitudini delle stelle corrispondono a quelle dell'Almagesto, mentre le longitudini sono sempre spostate in avanti di 3°36' rispetto ai valori tolemaici. Poiché il catalogo di Tolemeo è redatto per l'anno 137 d.C. (cfr. Neugebauer, op. cit., p. 153) e la costante di precessione usata era di 1 grado per secolo, ne consegue che alla data del 137 d.C. sono stati aggiunti esattamente 360 anni (3°36' x 100), giungendo così all'anno 497 d.C., che è esattamente quello della figura. |
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I bathmoi dei pianeti. |
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Nella descrizione delle posizioni dei pianeti, Giuliano fa menzione del bathmós del pianeta, ovvero di una certa quantità che esprime la sua lontananza dall’eclittica. Questi bathmoi, gradus, scalini, erano ampiamente usati nell’astronomia e astrologia tardo-antica, come possiamo vedere in molti passi di Vettio Valente, ed è indubbio che avessero un loro significato nei giudizi d’astrologia, rappresentando situazioni intermedie tra il nodo e il ventre. Essi si modellano su una suddivisione in sei parti del percorso del Sole da una conversione ad un’altra, ovvero da un equinozio ad un solstizio e da un solstizio a un equinozio e così di seguito. Il percorso del Sole in longitudine viene infatti suddiviso in sei parti, ciascuna di 15 gradi. Pertanto, nel nostro esempio, trovandosi il Sole nel quinto grado dello Scorpione e distando meno di 35 gradi dall’equinozio autunnale, si troverà nel terzo bathmós. I bathmoi del Sole sono in realtà "scalini di declinazione" come si vede nella figura 1, dove la declinazione massima è 23°38' che corrisponde all'obliquità dell'eclittica per la figura di Giuliano. Poiché per ogni bathmos viene assunta una distanza regolare di 15° sull'eclittica, ne risultano scalini di ampiezza variabile in declinazione. |
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1. Bathmoi del Sole. |
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I bathmoi della Luna e dei pianeti sono invece "scalini di latitudine". Per la Luna essi sono misurati lungo l'eclittica, secondo la distanza dal nodo ascendente. Giuliano pone la Luna a 18°10' Toro e il nodo a 16°4' Ariete; pertanto la distanza è: 38°10' - 16°4' = 32°6' La Luna si troverà quindi anch’essa nel terzo bathmós e l’astrologo ce ne dà la quantità in somme frazionarie, poiché 2°6’ sono 1/10 + 1/24 di 15 gradi. Gli scalini così calcolati sono molto irregolari: hanno diverse ampiezze in latitudine e differiscono da un quadrante all'altro, come si vede nella figura 2. |
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2. Bathmoi della Luna in Giuliano di Laodicea. |
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Se volessimo ottenere 6 scalini regolari dovremmo prendere il ventre della Luna e dividere per 6 il suo valore in gradi. Potremmo usare il ventre massimo della Luna, oppure il ventre effettivo della rivoluzione draconitica che stiamo considerando. Abbiamo applicato quest'ultimo metodo alla figura di Giuliano, assumendo i valori astronomici reali: Luna a 20°30' Toro, latitudine +2°41', nodo ascendente 19°55' Ariete, latitudine del ventre boreale +5°14'48". Ne risultano 6 bathmoi di ampiezza costante: 5°14'48" : 6 = 0°52'28", e la Luna viene a trovarsi così nel quarto bathmós anziché nel terzo (figura 3). Gli scalini questa volta sono regolari e simmetrici: infatti nel quadrante discendente la Luna li percorre con i medesimi intervalli. Si noti la grande ampiezza in longitudine del sesto scalino rispetto ai precedenti. |
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3. Bathmoi regolari della Luna applicati alla figura di Giuliano. |
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Il metodo dei bathmoi regolari in latitudine è quello che Giuliano usa per i pianeti, assumendo come valori dei ventri non quelli variabili ma quelli massimi, gli stessi che leggiamo nel Piccolo Commentario alle Tavole Manuali di Tolemeo di Teone d’Alessandria[1]. La tabella seguente, simile a quella delle Tavole Manuali, riporta i valori dei bathmoi dei pianeti, ottenuti divendo in sei parti uguali lo spazio tra il nodo e il ventre. |
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Notiamo infine che, nei quadranti che seguono i ventri, il criterio di numerazione dei bathmoi adottato nel testo è differente rispetto a quello che abbiamo qui esposto. Noi, per maggior chiarezza, abbiamo sempre assegnato i numero 1 allo scalino più vicino al nodo, e il numero 6 al più lontano: in questo modo la sequenza da nodo a nodo è 1,2,3,4,5,6,6,5,4,3,2,1. Giuliano invece riparte da 1 dopo il ventre: 1,2,3,4,5,6,1,2,3,4,5,6, e così via. Lo si comprende osservando la posizione di Saturno che ha da poco superato il suo ventre australe: la latitudine è -3°05' ascendente e Giuliano dice che «sale verso il borea nel primo gradino». I bathmoi degli altri pianeti corrispondono a ciò che possiamo verificare con i dati della tabella, ad eccezione di Giove (latitudine +0°35' ascendente) che Giuliano pone nel terzo gradino, mentre in realtà si trova nel secondo. |
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[1] Cfr. A. Tihon, Le “Petit Commentaire” de Théon d’Alexandrie aux Tables Faciles de Ptolémée, Roma 1978, p.p. 320-322. |
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