Placido Titi, Coelestis Philosophia 1, 6

Gli astri non sono segni degli eventi di cui non sono causa

traduzione di Giuliano Bravenna.

Placido riprende sinteticamente le argomentazioni di questo capitolo nelle sue Theses poste in calce al Primum Mobile:

«Gli astri non possono essere segni degli eventi se non ne sono anche le cause; perciò le interrogazioni secondo l’usanza degli antichi non hanno un fondamento naturale se non forse solo negli effetti imminenti, nei quali, mentre suscitano le cause prossime degli effetti naturali, muovono altresì le parti, gli organi e le membra dei soggetti passibili. Al momento del parto la condizione presente dei pianeti rende attuale l’effetto medesimo per quanto riguarda l’essere dei genitori, il sesso, il numero, la figura, ecc., secondo la loro potenza o facoltà preordinata e preesistente. Gli astri sono pertanto cause, vuoi concause, e non solo segni. Quanto alle costellazioni, che immantinente portano in atto i loro effetti (tra i quali anche le figure del decubito, ecc.), esse sono simili alle cause della preordinazione, giacché cause dissimili non possono portare in atto effetti dissimili che preesistono in potenza».

Il pensiero di Placido è riassunto da Gerolamo Vitali (Lexicon mathematicum) sotto la voce interrogationes: «Le cose future hanno proprie cause naturali che dipendono dalla radice natale o dai moti diurni e non hanno intimo legame con una data configurazione momentanea delle stelle, la quale suscita le nostre immaginazioni».


Questo argomento è stato esposto, con molte ed ottime argomentazioni, da Pico della Mirandola[1], ed anch’io voglio aggiungere alcune osservazioni. Si deve anzitutto prestare attenzione al fatto che i segni degli eventi, mediante i quali gli eventi stessi si rivelano a noi, o sono a priori o a posteriori. I segni a priori risiedono nelle cause, in forza della cognizione della natura di dette cause e dei loro principii, et caetera; e questa conoscenza è la più eccellente in quanto è la madre delle scienze. I segni a posteriori risiedono negli effetti; e questa conoscenza, che è meno nobile, pur tuttavia è, il più delle volte, la più sicura poiché, provenendo dagli esperimenti, è più nota ai sensi. Si deve poi prendere atto che in due modi possono essere considerati gli astri: o in quanto cause o in quanto effetti. Nel primo modo hanno relazione con gli effetti che da essi dipendono, qualunque essi siano; nel secondo modo con le cause che li precedono. Se nel primo modo gli astri sono considerati nella loro relazione con le cose sublunari, secondo la comune opinione, nel secondo modo non si ritiene che essi abbiano una qualche causa naturale e corporea da cui dipendano.

Probatur nunc titulum capitis. I segni degli eventi futuri sono negli astri o in quanto cause o in quanto effetti. Nel primo caso ho raggiunto la dimostrazione, ma il secondo caso non si può dare, poiché gli astri non sono effetti di una diversa causa naturale, né sono subordinati ad altre cause siffatte. Pertanto, se non vi fossero negli astri segni in quanto cause, non vi potrebbero essere in nessun altro modo, da cui si deduce che gli astri non possono essere segni di eventi dei quali non sono cause.

Dices primo. Il Sole e la Luna sono segni dei giorni, delle notti, dei mesi, degli anni et caetera, ma la causa del tempo è il moto del primum mobile. Pertanto gli astri possono essere segni di eventi dei quali non sono cause.

Secundo dices. Il decubito dei malati, ovvero la disposizione delle stelle in quel momento, indica, secondo la comune opinione dei professori, approvata da numerose esperienze, il decorso della malattia, e tuttavia non in quanto cause, giacché sono ritenuti cause gli astri del momento natale e le familiarità che acquisiscono per direzione progressione. Devono quindi essere ritenuti segni.

Ad primum respondeo. Il Sole e la Luna sono, per il loro moto, o causa dei tempi o, almeno, cause della distinzione dei tempi in date parti, non diversamente di quanto lo siano per noi gli orologi.

Ad secundum dico. Gli astri sono, nel decubito, vere cause di ciò che accade ai malati. E tuttavia non portano in atto ogni effetto, ma solo quanto è connesso dalle disposizioni dei malati quali dipendono dalle loro natività e dai moti che da queste conseguono. Invero, ogni causa celeste attuale non porta in atto che le disposizioni che trova nella potenza più prossima. E queste disposizioni sono quelle che sono prefigurate nei moti della direzione e della progressione ed altre, come altrove abbiamo detto. Da ciò consegue che noi non possiamo avere cognizione degli eventi futuri dalle configurazioni degli astri al momento delle interrogazioni, poiché gli eventi futuri hanno le loro cause particolari o nelle singole natività o nei moti diurni, che non hanno connessione con le configurazioni delle stelle di quel momento, le quali suscitano le nostre immaginazioni. È infatti necessario, affinché i segni siano veraci, che vi sia un qualche nesso fra essi e le cose significate. In caso contrario, si potrebbe dire che qualunque segno sia segno di un evento futuro, ma affermare ciò è cosa sciocca.

Dices. La costellazione che è causa di ciò che si produce è altresì la causa che suscita le immaginazioni e le prime impressioni, e questo per la potenza e l’intensità dell’influsso. E poiché le cose che hanno la medesima causa sono tra loro connesse, i moti delle immaginazioni sono segni di effetti imminenti o almeno segni di cause imprimenti. E di ciò abbiamo conferma, poiché sovente accade che i sogni presagiscono eventi futuri, soprattutto nei malati, e i medici sono soliti chiedere ai malati dei loro sogni, onde conoscere, dalla qualità contraria predominante, la natura della malattia. E questo può avvenire solo se la medesima causa celeste, che muove gli effetti, muove altresì le immaginazioni della mente. Questa argomentazione conduce ad una conclusione solo riguardo ai moti e agli effetti naturali che si danno nel medesimo soggetto e secondo questo modo ammetto che la medesima costellazione che è causa di un evento futuro in un dato soggetto possa anche essere causa di una premonizione delle immaginazioni dell’evento medesimo. Le stelle, infatti, non producono effetti in forza di una loro costituzione istantanea, ma in forza di moti ed influssi precedenti, mediante i quali predispongono, con una certa dilazione temporale e in modo successivo, il soggetto a un dato effetto. E mentre predispongono, suscitano, anzitutto ciò che è maggiormente suscettibile al movimento, quali sono le immaginazioni. Ed è questo, a mio avviso, che si può tutt’al più concedere alle interrogazioni e ai sogni, ovvero un ambito limitato al soggetto e riguardanti eventi naturali. E in tali casi gli astri non possono più dirsi segni, ma vere cause. E se proprio volessimo dire che son segni, dovremmo dire che sono anche cause, giacché se non fossero cause, non potrebbero in nessun modo essere meri segni.

Dices item. Tolemeo insegna che si può avere conoscenza della condizione dei genitori e dei fratelli dalla natività dei figli; ma la costituzione natalizia dei figli non può essere causa dei genitori e dei fratelli, né della loro condizione. Non rimane quindi da dire che sono segni.

Respondeo che il Sole e l’uomo generano l’uomo e ciò necessariamente al contempo, sì che l’uno senza l’altro in nessun modo possono generare. L’uomo quindi si pone come causa prossima subordinata al Sole, e il Sole come causa remota ed universale, che contiene in sé, al più alto grado, tutti gli ingredienti delle cose inferiori. Ma a questi ingredienti il Sole non attinge se non mediante una potenza prossima, preesistente nelle cose inferiori medesime. E questa potenza prossima è, come spiegherò nel capitolo ottavo, necessaria ad ogni produzione. Non è infatti possibile generare l’uomo dall’albero o il toro dall’ariete. Per la quale ragione, quando genera con l’uomo il figlio, in accordo alla potenza preesistente e la disposizione dell’uomo medesimo, ciò non può avvenire se non nella costituzione e nel temperamento delle stelle la cui natura è simile al temperamento e alla sostanza di quel medesimo uomo. Ed è mediante questa costituzione, in quanto simile, che <il Sole> porta in atto la potenza in esso <uomo> preesistente. La situazione contraria non è data: non può, infatti, una costellazione dissimile portare in atto una produzione dissimile, come mostrerò in altro luogo. Inoltre, poiché il seme è simile alla sostanza e alla natura del padre, che è la causa prossima, ne consegue che, se le stelle portano in atto, dalla sostanza del padre, il seme e dal seme il figlio, ciò non può avvenire se non in costellazioni che siano simili alla sostanza e alla natura del padre e del seme. Per questo motivo, le costituzioni natalizie dei figli, essendo simili alla natura e alla sostanza dei genitori, sono, per gli stessi genitori, concause. Relazioni simili si hanno all’atto del decubito e in ogni altro evento, ove la costellazione presentanea è una concausa che non porta in atto se non quegli effetti che riconosce simili nella potenza prossima, potenza preordinata da altre cause precedenti e simili, come dirò più avanti. Quanto ai fratelli della medesima madre sono mostrati dalla fecondità del segno della Luna. Essendo poi, per la medesima ragione, la condizione della Luna natalizia simile e proporzionata alla natura e alla sostanza della madre, mostrerà altresì la di lei fecondità o sterilità secondo dati gradi.


[1] Disputationes adversus astrologiam divinatricem, IV, 12.