Pedro Ciruelo

Le grandi congiunzioni dei pianeti.


traduzione di Giuseppe Bezza (Arcana Mundi, p. 599-630).


  La dottrina delle congiunzioni dei pianeti superiori passò dagli Arabi nell’astrologia dell’occidente medievale e vi trovò i suoi sostenitori e i suoi critici. Pedro Ciruelo rimprovera ad Abû Ma‘shar di aver costruito una sequenza errata per due motivi: per l’inesattezza delle sue tavole astronomiche e per aver proposto un ciclo regolare fondato sui moti medi. In effetti, secondo le Tavole alfonsine, di cui Ciruelo si serviva, l’intervallo tra due coniunctiones maiores di Saturno e Giove (ove si produce un mutamento di triplicità) è inferiore a 200 anni e d’altro canto la differenza tra le congiunzioni medie e le vere è sovente di cira dieci mesi. Il capitolo di Ciruelo è nondimeno rilevante per due motivi: da un lato dà una chiara esposizione del procedimento di Abû Ma‘shar, dall’altro rappresenta uno degli ultimi testi in cui si tratta compiutamente di questa dottrina, giacché le folli predizioni degli astrologi in occasione della congiunzione del 1524 indussero a un suo rapido abbandono. Inoltre, a parte le critiche di cui abbiamo detto, il Ciruelo accetta la dottrina nei suoi tratti fondamentali.

  Nato nel 1470 a Daroca, in Spagna, Pedro Ciruelo è uno dei rappresentanti di quell’astrologia di fine secolo che reagisce all’influsso arabo. Matematico, pubblica l’Aritmetica e geometria speculativa di Th. Bradwardine (1495), la Sfera del Sacrobosco con le note di P. d’Ailly (1498), un Trattato di matematica (1526). Studiò teologia a Parigi: dalla sua penna di teologo nascono l’Opus de magica superstitione, Alcalà 1521 e la Reprobacion de las supersticiones y hechizerias, Alcalà 1530. Rimane teologo nel suo trattato di “astrologia cristiana”, dove condanna gli astrologi che tessono una tela con fili di diverso genere e mischiano nelle cose di natura la superstizione. Da questo vizio non son privi neppure il quadripartitum e il centiloquium di Tolemeo e pertanto nel suo trattato l’autore intende limare la dottrina di Tolemeo. L’opera è preceduta da un’apologia dell’astrologia giudiziaria e da una confutazione della critica di Pico della Mirandola.

  1. Cinque ordini di stelle
  2. L’opinione di Albumasar
  3. Numero delle grandi congiunzioni
  4. Confutazione dell’opinione di Albumasar
  5. Sommario della dottrina di Albumasar
  6. Figura della grande congiunzione
  7. Del modo in cui si giudica una grande congiunzione
  8. Del tempo del suo effetto
  9. Della grande alterazione dell’aria
  10. Della congiunzione massima che vige in questo tempo
  11. Della congiunzione media dei superiori ora vigente
  12. Della congiunzione minore del nostro tempo


Delle quattro grandi congiunzioni dei tre pianeti superiori,
tre della quali, la massima, la media e la minore,
sono le congiunzioni di Saturno e Giove,
e la quarta è quella di Saturno
e Marte in Cancro
[1]



1. Cinque ordini delle stelle

   Nel terzo capitolo del primo libro abbiamo detto quale ordine deve essere osservato riguardo alle qualità attive dei pianeti, quantunque le loro perfezioni essenziali debbano avere un diverso ordine [2]. Tolemeo, uomo eruditissimo in ogni scienza, distinse le virtù attive che le stelle hanno su di noi in cinque ordini. Il Sole ha il primo e supremo ed è chiamato luminare maggiore, al secondo ordine è la Luna, che è detta, non già per la sua massa corporea, ma solo per la sua virtù attiva, luminare grande, più piccolo nondimeno del Sole. Al terzo ordine pone i tre pianeti superiori Saturno, Giove e Marte, la cui disposizione stessa mostra le loro diverse virtù, poiché il primo supera il seguente quanto a virtù efficiente verso di noi. I due pianeti inferiori, Venere e Mercurio, occupano il quarto ordine in questa disposizione, in quanto Venere è più potente di Mercurio. Dopo tutti i pianeti, il quinto ordine di virtù attiva è assegnato alle stelle fisse dell’ottava sfera. Tra di esse vi sono nondimeno sei diverse classi di magnitudine, che producono e conducono a termine le gradazioni delle loro virtù, supponendo uguali le loro latitudini e declinazioni ed altezze sopra il nostro orizzonte, giacché invero, se uguali non fossero, anche la stella più piccola mostrerebbe in noi una maggiore virtù attiva, etc. Dopo queste premesse, Tolemeo conclude che, rispetto ai giudizi dei tempi, i due luminari causano le mutazioni maggiori e più universali in questo mondo, gli altri pianeti quelle minori e particolari. Stima pertanto che non vi può essere in cielo una costellazione più grande della congiunzione dei due luminari, massimamente se avviene nell’eclittica ed è centrale: qui infatti le loro virtù si uniscono validamente e ne proviene una sola e grande virtù. Dopo questa congiunzione, pone l’opposizione dei due luminari e massimamente quella eclittica e centrale, a causa di una simile mescolanza di virtù lungo la medesima linea retta. Quanto agli altri pianeti, poco o nulla possono cagionare senza la congiunzione o l’opposizione dei luminari, secondo quanto Tolemeo, in modo egregio e dotto, ritiene.


2. L’opinione di Albumasar

   A questa dichiarazione razionale si oppone Albumasar e, dopo di lui, Alcabizio e molti altri fra gli astrologi volgari, i quali ritennero che le virtù attive dei pianeti dovessero essere determinate e ordinate secondo la loro disposizione nel cielo, in modo che i pianeti superiori siano maggiori, in quanto a virtù e operazione, degli inferiori, luminari inclusi, e portano a testimonianza ciò che dice Tolemeo nell’ultimo capitolo del Quadripartito: i significati di Saturno si accordano ai luoghi e ai tempi universali, quelli di Giove a molti anni, quelli di Marte a pochi, mentre le virtù del Sole, di Venere e di Mercurio ai mesi e della Luna ai giorni convengono [3]. Ma per certo Tolemeo, trattando qui dei giudizi sulle natività, non prende in considerazione le mutazioni generali dei tempi, ma intende soltanto insegnare le progressioni e le direzioni dei luoghi dei prorogatori nel decorso della vita umana [4].
   Albumasar, dal canto suo, sostiene una contraria opinione e all’inizio del suo libro de magnis coniunctionibus distingue la natura dei pianeti secondo il moto semplice e triplice dei corpi principali dell’universo: quello circolare, quello in linea retta a partire dal medio e quello in linea retta verso il medio. Assimila pertanto al moto circolare e sempiterno i tre pianeti superiori, al moto retto verso l’alto il Sole e al moto retto verso il basso i tre pianeti inferiori che sono sotto il Sole. Dopo questa asserzione, prosegue e dice che nei pianeti superiori è stato impresso il significato sopra tutti gli eventi il cui tempo è molto esteso, quali le mutazioni dei regni, le religioni e le leggi dei popoli, e ciò a causa dell’affinità di questi pianeti con il primo moto, che è ampio e perpetuo e causa una serie perpetua di eventi naturali, come anche Aristotele insegna nel secondo libro del de generatione. Il luminare del giorno, il Sole, è riferito, quanto alla sua virtù operativa, al secondo moto, quello retto a partire dal medio, per la seguente simiglianza: come il Sole è medio fra i moti celesti dei pianeti, così il moto retto verso l’alto è medio fra gli altri due moti semplici. Pertanto fu stabilito nel Sole il significato sui re e i principi delle genti, le cui vicende non sono durature come quelle degli imperi e delle religioni. Infine, i pianeti inferiori furono riferiti al terzo moto, che degli altri è il più basso ed è quello retto verso il medio del mondo, e questo a causa della loro vicinanza al mondo medesimo e della loro bassezza sia nell’ordine dei pianeti, sia nella gerarchia dei moti semplici. Pertanto fu riconosciuto in questi pianeti il significato sulle cose
[5] più brevi, a causa della velocità dei loro moti.
   In seguito, suddivide le singole divisioni predette e dice che i pianeti superiori, che significano ciò che è duraturo e che si estende per lungo tempo, si dividono in tre maniere, giacché siffatte cose hanno un loro inizio quasi sordo e lento, quindi un incremento ed un loro completamento, infine, essendo corruttibili, hanno una diminuzione ed un totale annientamento. Ora, il primo di questi significati è riferito a Saturno, che è primo e supremo fra i pianeti; si dice infatti che significa le grandi vicissitudini e i mutamenti radicali delle leggi e delle religioni e, in generale, ogni cosa che avviene in lungo tempo, quale ad esempio ogni dottrina e religione che abbraccia molte generazioni e molti anni. A Giove, secondo pianeta nell’ordine, è riferito il significato dell’incremento e del completamento di tali cose. Infatti, dopo l’inizio di una qualche religione, appaiono le leggi, le prescrizioni, le pubbliche disposizioni per la condotta del popolo in conformità a quella religione e con questi decreti la religione novella si consolida. A Marte, poi, terzo pianeta, è riferito il significato pertinente alla diminuzione, esito e fine di tali cose. Invero, comunemente, la cessazione e la fine di una data religione proviene da guerre e da discordie fra i cittadini di tutto il regno o della provincia ove quella religione viene dispersa. Marte ha d’altro canto un significato sulle guerre e le vittorie dei principi che cagionano la dissoluzione dello stato precedente e la distruzione di ciò che garantisce l’ordine, unitamente all’introduzione di qualcosa di nuovo, una nuova religione o altro, etc. Ora, una qualsiasi dottrina o religione, quando è compiuta ed è nel suo incremento, si dà dei re, dei principi, dei capi del popolo, quali difensori e promulgatori delle proprie leggi e della propria forma di governo. Dice pertanto che questo significato è attribuito al Sole, in quanto medio fra i pianeti.
I pianeti inferiori al Sole sono divisi in tre fasce secondo il criterio medesimo esposto riguardo ai pianeti superiori e secondo simili significati. Infatti, tra le cose di minor momento e di più breve durata, la prima è il connubio e il legame, con il quale prende l’avvio una comunità e una cittadinanza. Questo significato è attribuito a Venere, che è il primo dei pianeti inferiori e corrisponde al significato di Saturno, che è primo fra i superiori e a cui è attribuito l’inizio dei grandi eventi. Il consolidamento del legame e delle altre condizioni e il loro compimento avviene mediante scrittura e mediante il numero ed altri simili strumenti che sono attribuiti a Mercurio, secondo tra i pianeti inferiori. E Mercurio corrisponde a Giove, che è secondo fra i superiori e che significa il compimento medio dei grandi eventi. Il venir meno, la diminuzione e la fine di ogni questione umana avviene per mutamento dei luoghi, per allontanamento e per altre simili variazioni, cose tutte il cui significato conviene alla Luna, che è il più basso fra i pianeti e corrisponde a Marte, terzo fra i superiori e che suscita il decrescere e l’esito dei grandi eventi.
   Queste cose Albumasar dichiara, e se non sono le sue esatte parole, questo è almeno il loro senso. Ma tutto ciò appare in gran misura arbitrario ed esposto a suo piacimento, in assenza di qualsiasi motivazione naturale e non sfugge alla giusta condanna di chi argomenta rettamente. Vi sono nondimeno qui mischiate molte cose che son degne di essere ritenute, in quanto il loro senso è corretto, quantunque non fosse forse suo intendimento, anteponendo egli ai luminari gli altri pianeti in quanto alla virtù attiva, e ritenendo pertanto che le loro congiunzioni fossero maggiori delle congiunzioni del Sole e della Luna. Ciò invero si fonda su false premesse.


3. Numero delle grandi congiunzioni.

   Vediamo ora qual è a questo riguardo l’opinione di Tolemeo, naturalissimo astrologo. Afferma egli nella proposizione 50 del suo Centiloquio: non trascurare le 120 congiunzioni dei pianeti, giacché in esse riposa la conoscenza di quanto nel mondo si genera e si corrompe [6]. Possono esservi invero 21 congiunzioni binarie dei sette pianeti, 35 ternarie e 35 quaternarie, 21 quinarie, 7 senarie ed una settenaria. Non intendiamo trattare di tutte queste, non tutte essendo grandi congiunzioni, poiché alcune avvengono frequentemente e hanno breve durata, come quella del Sole e di Mercurio o della Luna e di Venere e molte altre che sono piccole per la loro breve durata; ma quelle che sono più rare e di ampio periodo devono ritenersi grandi, come è la congiunzione di Saturno e di Giove, della quale Tolemeo, nella proposizione 63 del Centiloquio, dice: Nella congiunzione di Saturno e Giove nel medesimo minuto, occorre considerare l’elevazione dell’uno sull’altro e giudicare secondo la forza della sua natura, ovvero di chi è elevato rispetto al mondo; questa congiunzione ha infatti effetti mirabili, soprattutto quando è nell’ascendente dell’anno o nell’eclissi del Sole e della Luna, e questo medesimo criterio è da seguire nelle altre congiunzioni [8].
   Ora, queste congiunzioni sono descritte da Albumasar in numero di sei. La prima e di tutte la più grande è la congiunzione di Saturno e Giove al principio dell’Ariete, che è l’equinozio verno ed un’altra simile non si produce se non dopo 960 anni, e parla qui degli anni arabi che sono lunari e composti di 354 giorni, non considerata l’intercalazione, etc. La seconda congiunzione, minore della precedente, è quella dei due medesimi pianeti superiori all’inizio di una qualunque e seguente triplicità dei segni; ed egli afferma che vi sono 12 congiunzioni in ciascuna triplicità ed ognuna di esse ha una durata di 240 anni, al termine dei quali si riproduce nella triplicità seguente. E queste triplicità sono ordinate, come abbiamo detto nel primo capitolo del primo libro, nel seguente ordine: ignea, terrea, aerea, acquea.    La terza è la congiunzione media di Saturno e Marte nel segno del Cancro, che non si riproduce se non dopo 30 anni. La quarta è la congiunzione minore di Saturno e di Giove ed è ventennale, riproducendosi ogni 20 anni nella medesima triplicità dei segni. Egli chiama poi congiunzione maggiore la quinta, che è l’ingresso del Sole in Ariete ed avviene una sola volta ogni anno, ed altri la chiamano, più propriamente, rivoluzione dell’anno. Di questa tratteremo nel capitolo terzo. La sesta è la congiunzione mensile del Sole e della Luna, che si uniscono una sola volta al mese, passando per tutti i segni dello zodiaco, della quale tratteremo nel capitolo quarto.


4. Confutazione dell’opinione di Albumasar

   L’enumerazione di Albumasar presenta molti errori. Primo, la congiunzione dei luminari non è sempre grande, se non quando è eclittica ovvero defettiva o quando precede una grande congiunzione dei due pianeti superiori, in quanto, per loro virtù, si estende su molti anni; o ancora quando precede l’ingresso del Sole in Ariete, poiché allora appare una virtù universale su tutto l’anno. Ma solo in questi casi la congiunzione dei luminari ha grande virtù, come d’altronde la loro opposizione precedente ed altresì quando l’una di esse precede l’ingresso del Sole nel quadrante dell’anno: l’estivo, l’autunnale o l’invernale, ma in tutti gli altri casi la congiunzione dei luminari è di poco momento, essendo la sua virtù limitata al mese lunare e sovente non va oltre una settimana, come diremo in seguito. Pertanto non si deve dire, in assoluto, che la congiunzione mensile dei luminari è una grande congiunzione. Secondo, vi sono molte altre congiunzioni maggiori di questa e che Albumasar non volle annoverare fra le grandi a causa dei loro piccoli periodi, quali le altre congiunzioni mutue del Sole con gli altri pianeti e che si producono meno frequentemente di questa. Terzo, l’eclissi di Sole ha un periodo più lungo che non il suo ingresso in Ariete, come è manifesto da quanto detto nel capitolo precedente e tuttavia egli non l’annoverò tra le grandi congiunzioni, fra le quali pose la rivoluzione annua. Quarto, la congiunzione di Giove e di Marte, che si produce una sola volta ogni due anni è più ampia dell’ingresso del Sole in Ariete e nondimeno Albumasar la scartò e non la considerò nel numero delle grandi congiunzioni. Quinto, Albumasar, trattando delle prime quattro grandi congiunzioni, ebbe a cura soltanto le congiunzioni medie dei pianeti superiori, le quali sono puramente immaginarie e non conducono a nessun effetto nel mondo; tralasciò affatto quelle vere e reali, né è ammissibile la giustificazione che la congiunzione vera poco disti dalla media, onde quasi identico sarebbe il giudizio su entrambe. Accade invero sovente - e chi vuole lo può sperimentare - che la congiunzione media di Saturno e Giove sia lontana di dieci mesi dalla vera, sia che la preceda, sia che la segua. Ora, Albumasar tiene in conto solo le congiunzioni medie, come è mostrato dal fatto che pone sempre un numero uguale di anni da una congiunzione all’altra. Ma ciò non può accadere nelle congiunzioni vere: l’intervallo tra le congiunzioni vere e minori di Saturno e Giove supera talora lo spazio di venti anni e talora non lo tocca, mostrando una differenza notevole per eccesso o per difetto. Esempio: nell’anno di Cristo 1464, il 10 aprile, la loro congiunzione vera fu circa a 5 gradi dei Pesci, in seguito si congiunsero secondo i moti veri l’anno 1484, il 20 novembre, a circa 23 gradi dello Scorpione; quindi, nel 1504 la loro congiunzione vera si produsse a 20 gradi del Cancro ed un’altra simile è attesa nel futuro per il primo febbraio del 1524 a gradi 10 dei Pesci. Appaiono per tanto chiare e notevoli differenze negli intervalli di tempo: dalla prima di queste congiunzioni alla seconda trascorsero 20 anni, 7 mesi e 10 giorni, dalla seconda alla terza 19 anni, 6 mesi, 20 giorni; dalla terza alla quarta 19 anni, 7 mesi e 22 giorni. Ne segue che egli ricercava non le congiunzioni vere, ma le medie, le quali, come abbiamo detto, nulla importano. Infine, sesto, se parliamo delle congiunzioni medie, vediamo che, mediante le tavole di re Alfonso (che sono più certe riguardo ai moti medi che non le altre), da una congiunzione media di Saturno e Giove alla rimanente vi sono esattamente 19 anni solari bisestili, 10 mesi e 11 giorni e il luogo della congiunzione che segue dista nello zodiaco da quello della congiunzione che precede 8 segni, 5 gradi e un terzo. Ora, poiché ogni segno consta di 30 gradi, segue che le congiunzioni medie di Saturno e Giove, nella medesima triplicità, non possono essere se non dieci, una successiva all’altra, mentre Albumasar ne ammette dodici. E pertanto il protrarsi di queste congiunzioni nella medesima triplicità non è di 240 anni, come egli affermava, ma meno di 200: se infatti moltiplichiamo per dieci 19 anni, 10 mesi e 11 giorni provengono 198 anni, 7 mesi e 20 giorni. E poiché quattro sono le triplicità dei segni, se moltiplichiamo il numero predetto per 4, otteniamo 794 anni, 6 mesi e 10 giorni: questo è il tempo che trascorre da una congiunzione massima all’inizio dell’Ariete ad un’altra congiunzione massima nel medesimo luogo ed in questo tempo le congiunzioni medie compiono una rivoluzione intera dello zodiaco, saltando per le triplicità dei segni. È dunque sovrabbondante il numero di 960 anni che egli aveva stabilito, seguito dall’Alcabizio e da molti altri astrologi ignoranti. Dal canto mio credo che la causa di questo errore sta nelle tavole dei moti medi del suo tempo, che non erano precise come ora, dopo il calcolo esatto delle tavole di re Alfonso. Albumasar infatti stabilì che il luogo di una congiunzione seguente di Saturno e Giove dista nello zodiaco dal luogo immediatamente precedente 8 segni 2 gradi e 25 minuti circa e questo intervallo, come abbiamo mostrato dalle tavole predette, è falso. Né d’altronde la differenza tra gli anni solari, di cui noi ci serviamo, e gli anni lunari degli Arabi può giustificare l’errore di tanti anni che appare nelle computazioni di Albumasar.
   Inoltre, nella congiunzione media di Saturno e di Marte, il numero che egli stabilì di anni 30 non è preciso, ma è minore di circa 50 giorni e 13 ore. Oltre a queste cose, pose egli nel suo libro Sulle grandi congiunzioni molte altre vanità, assurdità ed errori ed affermazioni espresse senza motivazione e a mo’ di indovino, indegne di un uomo sapiente. Giustamente quindi i teologi parigini, esaminato bene il libro di Albumasar, lo soprannominarono archidivinator, condannando e il libro e l’autore. Questo giudizio, d’altronde, si spiega chiaramente dal contenuto del libro.


5. Sommario della dottrina di Albumasar

   Divise Albumasar il suo libro in otto trattati. Nel primo insegna come predire, dalle grandi congiunzioni dei pianeti, l’avvento o la comparsa di nuovi profeti, che predicano ai popoli nuove leggi o dottrine o religioni e si sforza di dimostrare, mediante le virtù delle stelle, da quale regione provengono, e il loro tempo, la loro predicazione, i loro costumi, le loro vesti e persino le loro cavalcature; queste cose tratta in quattro capitoli che son detti differentiæ ovvero distinzioni.
   Nel secondo trattato espone i giudizi, sulla base di queste medesime congiunzioni, riguardo ai re della legge già stabilita e discute su quali parti della terra avranno dominio, quanto dureranno, quali saranno i loro costumi, quali le loro malattie, quali le loro morti, quali i loro successori; questo espone in sette capitoli, ai quali ne aggiunse un ottavo sulle congiunzioni di Saturno e Marte in tutti i segni e massimamente in Cancro, che è la caduta e il detrimento di entrambi; insegna infatti come giudicare, per queste congiunzioni, di molti e numerosi mutamenti che avvengono in diverse regioni della terra nel loro passaggio da una triplicità ad un’altra.
   Nel terzo trattato giudica, sulla base degli altri aspetti dei pianeti nelle rivoluzioni degli anni degli eventi futuri di ciascun anno secondo la natura dei pianeti e degli aspetti; e questo trattato si compone di sei capitoli secondo la comparazione di ciascun pianeta agli altri sei.
   Nel quarto trattato discute ancora delle rivoluzioni degli anni e dà giudizi per ogni segno dello zodiaco, posto che ciascuno di essi sia il segno di una qualche grande congiunzione dei pianeti o il segno ascendente di essa o sia il segno della profezione a partire dal segno della grande congiunzione o dal di lei ascendente, ovvero quando uno dei segni sia ascendente di un dato anno; e queste cose tratta per dodici capitoli, in accordo al numero dei segni.
   Nel quinto trattato espone i giudizi riguardo ai pianeti che sono dominatori dei summenzionati segni ovvero del segno della grande congiunzione o del suo ascendente o del segno della profezione a partire da uno di questi. Svolge questi giudizi comparando un dato pianeta a ciascun segno dello zodiaco rispetto al quale può avere vari stati e al segno medesimo e al Sole. Considera pertanto se è settentrionale o meridionale rispetto all’eclittica o se giace in essa, se è orientale od occidentale al Sole o se è combusto sotto i suoi raggi, se è diretto o retrogrado o stazionario. Questo trattato si compone di sei capitoli secondo il numero dei pianeti, il Sole escluso; a questi aggiunse un settimo capitolo ove tratta del capo e della coda del drago per tutti i segni.
   Nel sesto trattato discute delle singole congiunzioni di tutti i pianeti in ciascun segno dello zodiaco, e considera l’elevazione di un pianeta sull’altro, che è detta in arabo mammareth. Queste cose espone in dodici capitoli, secondo il numero dei segni del cielo.
   Nel settimo trattato espone i giudizi riguardo alla rivoluzione annua secondo le dodici case della sua figura, posto che in una delle dodici case si trovi il segno della grande congiunzione trascorsa o il suo ascendente o il segno della profezione a partire dal segno della congiunzione o dal suo ascendente. Si compone di dodici capitoli in accordo alle dodici case della figura celeste.
   Nell’ottavo trattato espone un modo speciale di giudicare le rivoluzioni degli anni sia sulla base della profezione degli anni, sia sulla base delle grandi congiunzioni. Consta di due capitoli nei quali tratta degli effetti naturali delle stelle in questo mondo inferiore, delle comete, dei terremoti, dei diluvi, delle piogge, delle siccità, dell’epidemia e della sanità e di altre simili cose. Queste cose tratta Albumasar nella sua somma.
   Dal canto nostro, abbiamo qui inteso esporre una dottrina agile e concisa sui giudizi leciti e naturali degli astri. Pertanto, chi vorrà esaminare più in dettaglio le fantasie di Albumasar si rivolga ai nostri predecessori, fra i quali vi è il grande Guglielmo, vescovo di Parigi, che nella prima parte del De universo e nel trattato De fide et legibus trattò diffusamente dei suoi errori. Dopo di lui, santo Tommaso nella Summa contra gentiles e molti altri teologi di Parigi.


6. Figura della grande congiunzione

   Fra le tante cose fantasiose, Albumasar scrisse anche molte cose vere e naturali, utili al nostro proposito. Queste cose sintetizzò poi nell’opuscolo che chiamò Flores astrologie, per giudicare delle rivoluzioni degli anni unitamente alle regole proprie delle grandi congiunzioni. Di questo tratteremo nel capitolo seguente. È ora nostro proposito esporre il modo di giudicare le figure delle quattro grandi congiunzioni predette. Se la nostra opinione è conforme a quella di Tolemeo, secondo il quale i luminari hanno preminenza sui tre pianeti superiori, o a quella di Albumasar, che è contraria a quella di Tolemeo, poco importa, giacché una sola è la prassi del giudizio. Questa prassi si fonda sulle figure dei luminari che precedono le grandi congiunzioni, giacché, a causa della lentezza dei moti dei pianeti superiori, non può darsi una figura precisa per il momento di tali congiunzioni. Occorre pertanto riandare a una data figura della congiunzione o dell’opposizione dei luminari che sia precedente a quella grande congiunzione e mediante tale figura si devono giudicare gli effetti della grande congiunzione, sia che quegli effetti procedano da una virtù dei luminari determinata mediante i pianeti superiori, come vuole Tolemeo, sia da una virtù della grande congiunzione determinata mediante i luminari, come dice Albumasar.
   Pertanto, noti l’anno, il mese e il giorno di una qualche grande congiunzione fra le quattro predette, l’astrologo formi la figura della congiunzione o dell’opposizione dei luminari che precedette immediatamente quella grande congiunzione dei pianeti superiori. Stabilisca inoltre la figura dell’ingresso del Sole in Ariete, quale è avvenuta in quell’anno. Descriva, in terzo luogo, la figura della congiunzione o dell’opposizione del Sole e della Luna che ha immediatamente preceduto l’ingresso del Sole in Ariete. Vi sono infatti tre modi di stabilire il segno ascendente della grande congiunzione. Nei primi due modi, l’ascendente della rivoluzione annua è detto l’ascendente della grande congiunzione che dovrà prodursi in quell’anno, tuttavia secondo diversi criteri: la maggioranza degli astrologi stabilisce, come figura della rivoluzione, quella che si produce all’ingresso del Sole nel primo minuto e nel primo secondo del segno dell’Ariete, altri dicono che il principio dell’anno è la figura della vera congiunzione od opposizione dei luminari ovvero quella che, fra queste, precede immediatamente il predetto ingresso del Sole in Ariete.    Ma la terza opinione, che stimo essere la più vera in teoria - non so se più conforme all’esperienza - ritiene che quella figura della congiunzione o dell’opposizione dei luminari che precede in quel mese il giorno della grande congiunzione dei pianeti superiori sia altresì l’ascendente della grande congiunzione medesima. È pertanto sulla base della figura di quella lunazione che gli astrologi devono giudicare degli effetti.
   Al fine di evitare errori nel giudizio, abbiamo stimato prudente formare queste tre figure rispetto alla grande congiunzione e per ciascuna di esse giudicare distintamente. L’evento, infatti, quando giunge ad effetto, mostra all’astrologo quale di questi principi sia più vero secondo le potenze naturali. Invero, le regole dei nostri giudizi si sono formate grazie all’esperienza di lunghi tempi. Penso tuttavia che l’opinione di Tolemeo fu la seconda o la terza dei criteri summenzionati, perché sempre pone la congiunzione o l’opposizione dei luminari in quanto principi e guida di tutte le altre <figure> e non dubitò che i loro effetti possano estendersi per molti anni, qualora si uniscano ai decreti degli altri pianeti, massimamente dei superiori, che compiono più tardi la loro rivoluzione nello zodiaco. Pertanto, se le eclissi di Sole si estendono, di per sè, a tanti anni e quelle lunari a tanti mesi quanto sono le ore della loro durata, tuttavia, se una qualche grande congiunzione segue l’eclissi, <Tolemeo> ritiene che la virtù di quell’eclissi si estende per lunghi anni. Ed il suo commentatore dice che la quantità di questi tempi proviene dalla moltiplicazione degli anni o dei mesi dell’eclissi con gli anni di quella grande congiunzione, in modo che nell’eclissi solare il prodotto di tale moltiplicazione significherà anni, in quella lunare mesi. Conclude quindi che un’eclissi di Sole può avere virtù ed efficacia per più di mille anni ed un’eclissi di Luna per più di cento, considerati il numero dei mesi che risultano dalla moltiplicazione.


7. Del modo in cui si giudica una grande congiunzione

   Formate nel modo predetto le tre figure, esponiamo ora, per una sola di queste, il modo del giudizio, in quanto identico al modo delle rimanenti. Considero la figura della congiunzione od opposizione vera del Sole e della Luna che precedette l’ingresso del Sole in Ariete, nell’anno in cui ha da sopraggiungere una grande congiunzione; questa opinione, che è media fra le altre, è stimata la più sicura e il modo in cui si ha da giudicare in questa figura è simile al giudizio che si compie nella figura dell’eclissi, ovvero giudicare secondo i quattro criteri principali: luogo, tempo, genere impressionato, effetto secondo qualità e secondo specie.
   Individuati i due segni principali, ovvero il segno in cui si produce la grande congiunzione dei pianeti superiori e il segno ascendente della figura predetta, si deve cercare in quale segno della figura è il pianeta che domina su quei due segni. E in questo modo appare manifesto quanto concerne il luogo della terra abitata ovvero in quali luoghi quegli effetti accadranno per la massima parte. Questi luoghi sono le regioni che soggiacciono ai tre segni predetti e alle loro triplicità, secondo il concetto espresso nel primo paragrafo del capitolo precedente. Quanto al genere delle cose naturali nelle quali gli accidenti futuri eserciteranno con forza la loro impronta, possiamo saperlo senza difficoltà dalle regole simili <a quelle delle eclissi> ovvero dalle figure dei segni, mentre le qualità degli effetti le trarremo dalla natura dei pianeti dominanti per sè o per commistione. Riguardo poi al tempo della durata della virtù della grande congiunzione ed in particolare al tempo in cui quella virtù agirà più validamente, questa considerazione non è compresa nella dottrina delle eclissi. La virtù generale della congiunzione massima dura infatti circa 800 anni, fino alla prossima congiunzione massima. La sua virtù specifica si estende per circa 200 anni, fino alla prossima congiunzione media, che si produce in una diversa triplicità dei segni.
   Pongo qui due virtù, l’una generale e l’altra specifica, nella congiunzione massima, che è la prima congiunzione di Saturno e Giove nella triplicità ignea, poiché ogni congiunzione massima è altresì media e minore rispetto a diversi tempi ed allo stesso modo ogni congiunzione media è al contempo una congiunzione minore in rapporto a questo o a quel tempo. Una simile condizione appare nella congiunzione mensile dei luminari, la quale è duplice: una è generale e concerne il mese intero, l’altra è particolare e si riferisce alla prima settimana dello stesso mese. Pertanto la congiunzione massima dei due pianeti superiori ha una virtù universale sopra tutte le altre congiunzioni loro in tutto lo zodiaco fino a quando nuovamente avviene un’altra congiunzione massima simile ad essa. Ed invero ha una virtù speciale sulle altre congiunzioni che avvengono nella medesima triplicità, finché non giunge un’altra congiunzione media, che sarà la prima nella triplicità seguente dei segni. In terzo luogo, ha una virtù particolare di 20 anni e questa virtù durerà fino ad un’altra congiunzione minore dei medesimi pianeti nel nono segno della medesima triplicità. Infine, questa virtù particolare deve essere ripartita in molti modi per i singoli anni della sua durata, come diremo nel capitolo seguente, etc.
   Tuttavia, se pongo qui tre virtù di per sè distinte, non sono però così sciocco da affermare di poter discernere realmente la triplice virtù della congiunzione massima. Può invero essere distinta in molti modi rispetto ai diversi tempi, al modo medesimo che i dotti filosofi parlano della virtù unica del Sole, che ha effetti diversi secondo la diversità dei soggetti. Da quanto detto, segue che ogni congiunzione media ha tre virtù: l’una generale, che si protrae per 200 anni fino alla seguente congiunzione media che si produce in una diversa triplicità, l’altra particolare, che dura per 20 anni fino alla prossima congiunzione minore nella medesima triplicità dei segni. Quanto poi alla congiunzione minore di Saturno e di Giove, ha virtù duplice: la generale dura per circa 20 anni, la speciale per un anno preciso. Infine, la congiunzione di Saturno e Marte dura generalmente per 30 anni, specificamente per due anni, particolarmente per un solo anno.


8. Del tempo del suo effetto

   Compresa la virtù generale di una qualsivoglia grande congiunzione, si può conoscere in quale tempo la sua operazione è più vigorosa secondo la dottrina di Tolemeo nella sentenza 64 del Centiloquio. Dice infatti, secondo la nostra traduzione: “Nella congiunzione minore è divisa la congiunzione media e nella media è divisa la maggiore. Pertanto, quando ti sarai espresso sulla divisione delle parti, accerta il carattere generale, etc.” Per congiunzione (alchirem) intende la grande congiunzione dei pianeti superiori, come è manifesto nella sentenza 63 o fors’anche intende, ciò che è lo stesso, la figura mediante la quale giudichiamo di quella congiunzione. Ora, l’alchirem maggiore, media e minore sono state definite più sopra, quanto invece alla divisione della congiunzione media tramite la minore e della maggiore tramite la media, dobbiamo intendere l’esposizione, la connessione e la determinazione del significato o virtù generale che si estendo in modo misto per molti anni, nel corso dei quali agisce secondo diverse virtù speciali e particolari che concorrono ad essa, ed alcune di queste virtù accrescono e fortificano, altre diminuiscono e debilitano quella virtù generale, secondo che concordino o discordino con essa. Dice pertanto il suo commentatore Hali che il senso di questo aforisma è il seguente: possiamo noi sapere quando deve avvenire ciò che la congiunzione maggiore significa tramite la congiunzione media che ad essa è assimilata. Dopo aver eretto la figura della congiunzione massima e aver avuto notizia del segno ascendente e del pianeta dominatore, bisogna erigere anche le altre tre figure delle congiunzioni medie che si verificano in essa e considerare con quale di queste tre figure concorda la prima figura generale: ciò che la congiunzione massima significa fortemente avverrà infatti nella quarta parte di quel tempo; ma se la congiunzione maggiore non concorda con nessuna delle medie, il suo significato principale giungerà a compimento nel primo quadrante di quel tempo, rispetto al quale essa congiunzione maggiore è congiunzione media.

   Una volta conosciuto il quadrante del tempo in cui il significato mostrerà il maggiore effetto, si deve poi nuovamente dividere la [grande] <media> congiunzione nelle congiunzioni minori che sono in essa comprese, che il nostro commentatore stima, al pari di Albumasar, essere 12 nella medesima triplicità. In verità, come abbiamo dimostrato, non sono che 10. Si consideri quindi con quale congiunzione minore concorda la media, giacché in quella parte di tempo apparirà maggiormente ciò che era significato dalla congiunzione media. Se invece la congiunzione media non concorda con nessuna delle congiunzioni minori, il suo significato principale giungerà a compimento nella prima parte di quel tempo rispetto al quale essa congiunzione media è congiunzione minore. In questo modo è chiaro come la congiunzione media divide la maggiore e la minore la media e, questo, in virtù della loro concordia, che si osserva soprattutto dall’osservazione del segno ascendente della figura e dal pianeta che domina. E nelle altre parti del tempo, le cui figure non concordano con quella principale, l’effetto sarà più temperato e più debole rispetto a quella in cui vi è concordanza. Il commentatore aggiunge che anche la congiunzione minore dei pianeti superiori deve essere divisa in 20 figure delle rivoluzioni degli anni comprese in essa. In seguito, ciascuna figura della rivoluzione annua deve essere divisa in tre altre figure, che sono quelle dei quadranti dell’anno. A loro volta, ciascuna di queste verrà divisa nelle tre lunazioni di quel quadrante dell’anno. Ora, tutte queste figure, dalla più grande alla più piccola, sono figure della congiunzione od opposizione del Sole e della Luna, secondo il proposito di Tolemeo, come più sopra abbiamo detto. In seguito, al fine di una maggiore particolarizzazione, ogni rivoluzione mensile suole essere divisa in quattro parti, che sono le quattro settimane del mese lunare, secondo i quattro aspetti della Luna al Sole: la congiunzione, l’opposizione, la quadratura crescente e quella decrescente. Di queste figure tratteremo in seguito.
   Conclude quindi Tolemeo: dopo che ti sarai espresso sulla divisione delle parti nel modo predetto, accerta il carattere universale, ovvero la virtù generale della figura maggiore, in quella parte di tempo che concorda con essa. Nelle altre parti, la virtù generale non è confermata nel medesimo grado, nondimeno non può essere rimossa completamente. In seguito, il medesimo commentatore dice che questo modo del giudicare mediante la suddivisione di date figure è altresì utile nei giudizi sulle natività, ma di questo tratteremo nel terzo libro di questo trattato, in conformità all’ultimo capitolo di Tolemeo che concerne la suddivisione dei tempi della vita.
   Questo modo medesimo deve essere mantenuto nella <grande> congiunzione di Saturno e Marte, quantunque nulla dica a suo riguardo il commentatore. Si deve infatti suddividere in [15] <14> congiunzioni biennali e ciascuna di queste si divide nelle due rivoluzioni degli anni comprese in esse, come sopra abbiamo detto.


9. Della grande alterazione dell’aria

   Nel contesto di questa teoria, ritengo di dover aggiungere qualcosa a conferma delle premesse. È mia opinione, che tutti i sapienti, siano filosofi o teologi, stimano verisimile, che quantunque l’aria sia umidissima e sottile per natura, in quanto alterabile e passibile sotto l’azione di un agente estrinseco, nondimeno può e suole trattenere a lungo la virtù che in essa imprimono i corpi celesti, rispetto alla quale virtù essa si trova in una condizione di pura obbedienza naturale. E poiché le azioni di quei corpi sono assolutamente ordinate, una costellazione minore non può respingere dallo stato dell’aria le virtù di una più grande, se non quando sopraggiunge una più forte o almeno una di forza uguale e contraria. Pertanto, se la figura della congiunzione massima dei due pianeti superiori per sua virtù produce nell’aria una data temperie risultante dalle qualità prime, quella virtù impressa nell’aria permane per tutto il periodo di quella congiunzione massima, né tuttavia manterrà sempre il medesimo grado di intensità o di rilascio, ma mostrerà un andamento vario secondo la varietà delle altre congiunzioni medie e minori e delle eclissi e degli altri aspetti che si producono all’interno del tempo di quella congiunzione massima. Abbiamo infatti detto che queste costellazioni possono produrre variazioni in quella qualità dell’aria per aumento e per diminuzione, ma non possono corromperla o rimuoverla completamente. Il medesimo criterio si applica alla congiunzione media, che subisce variazioni in virtù delle congiunzioni minori che sono in essa comprese; si applica altresì alla congiunzione minore rispetto alle rivoluzioni annue; a sua volta, ciascuna rivoluzione annua suscita, al principiamento dell’anno, un’alterazione nell’aria secondo una data disposizione generale che si mantiene nell’aria per tutto l’anno, ma accoglie altresì vari aumenti e diminuzioni dalle altre figure dei quadranti dell’anno e dalle singole lunazioni dei mesi. Allo stesso modo, la figura di ciascuna lunazione ha una sua virtù generale che suscita nell’aria una qualità generale che permane per tutto il mese fino alla prossima e simile figura mensile che segue, ma a sua volta quella qualità dell’aria subisce diverse variazioni secondo le quadrature della Luna rispetto al Sole e gli altri aspetti dei pianeti che si producono nei singoli giorni di quel mese.
   Questa opinione, a chiunque abbia senno e non sia petulante, appare convincente senza bisogno di dimostrazione e con la sola esperienza. Tutti, d’altro canto, sia gli ingenui, sia gli eruditi sono soliti definire alcuni anni o mesi piovosi, altri ventosi, altri caldi, altri freddi etc. e questa comune opinione è reale solo in quanto si è prodotta nell’aria una disposizione generale operata da qualche costellazione; invero, le temperie particolari dei singoli giorni non son tutte simili e questo possiamo dire anche di un singolo mese e di un singolo anno; a maggior ragione possiamo dire di un periodo grande o piccolo, di cui sappiamo per esperienza che talora è umido e piovoso, talora secco e sterile per una durata di 20 o 30 od anche 50 anni. Di questa medesima opinione è Aristotele quando, nel secondo libro delle meteore, dice che la generazione e la corruzione delle fonti e dei fiumi e di quanto altro ha lunga durata deve attribuirsi alla sola virtù delle grandi costellazioni, quali sue cause naturali. Infatti, una regione della terra, che un tempo fu arida e senza fiumi, in seguito diviene irrigua, piena di fonti e fiumi etc. e dice che il Nilo non sempre bagnava l’Egitto, né sempre era; e queste cose dice anche riguardo ad altri luoghi e ad altre età. Questo dunque avviene per il variare delle costellazioni celesti sopra la medesima regione
[8].
   A parte questi fatti, la mia opinione può essere accettata confrontandola ad opinioni simili di quasi tutte le arti e scienze. I retorici dialettici ordinano in modo assai conforme alle nostre congiunzioni dei pianeti il coordinamento delle proposizioni, come le più generali, le medie subalterne, le più distintive, le più particolari o individuali, ove sempre le maggiori racchiudono le minori e, quantunque le loro relazioni variano in molti modi in virtù delle loro differenze, non sono tali da non poter essere tutte comprese all’interno di quelle forme. I medici poi e i filosofi naturali sostengono che il temperamento umano è per natura caldo e umido e tuttavia è talmente ampio da contenere in sè ogni particolare costituzione umana e dicono che taluni sono collerici e hanno costituzione calda e secca, altri melancolici e hanno costituzione fredda e secca, altri son flemmatici, la cui costituzione è fredda e umida, altri infine sono sanguigni e pertanto simili alla costituzione generale del genere umano. Tuttavia non v’è uomo che sia talmente collerico o melancolico o flemmatico da non essere altresì sanguigno, poiché la costituzione umana generale può ben variare, ma mai corrompersi del tutto od essere assente in qualche uomo. Allo stesso modo, chi ignora che nella dottrina civile, come in quella morale, sotto il medesimo re o prelato vi sono molti giudici di rango medio e basso che non possono sottrarsi alla loro autorità e potere e nondimeno esercitano in vari modi la giustizia? Infine, fra i maestri, i più santi teologi dichiararono che dai nostri primi progenitori fu data, alla natura umana generale, lo stimolo della carne, che non è possibile togliere con nessun regime, con nessuna medicina, con nessun artificio e tuttavia dicono che in questo e in quell’uomo si presenta in diversi modi secondo la varietà delle loro costituzioni, poiché alcuni sono più di altri, per loro propria natura, inclini al male. Non ci si deve quindi maravigliare se anche gli astrologi ragionano in modo non dissimile riguardo alle virtù del cielo, quando affermano che vi è nell’aria una qualità impressa da una costellazione più grande, che può variare, ma non venir meno, in forza di altre virtù.


10. Della congiunzione massima che vige in questo tempo

   Affinché quanto abbiamo detto riguardo alle grandi congiunzioni dei pianeti sia a tutti chiaro, portiamo qui a mo’ di esempio quelle che occorrono intorno al nostro tempo, ovvero intorno all’anno 1500 di Nostro Signore Gesù Cristo. Dalla sua natività fino a noi sono trascorse circa due massime congiunzioni di Saturno e Giove: nacque infatti, secondo le autentiche storie della Chiesa, nell’anno 42 di Ottaviano Augusto secondo imperatore romano, che san Luca chiama Cesare Augusto [9]. Nell’anno 36 del suo impero vi fu la prima massima congiunzione dei due superiori in Ariete, ovvero circa 6 anni prima della natività di Cristo e durò per circa 800 anni, fino al tempo di Carlo Magno re dei Franchi e primo imperatore dei Latini, ovvero quando il papa Leone III trasferì la dignità imperiale dai Greci ai Latini. Da allora iniziò un’altra massima congiunzione di Saturno e Giove, che durerà per altri 800 anni, fin verso il 1600. Tralasciamo ora le altre cose (fra cui i fatti notevoli e mirabili che sono apparsi nel mondo), diciamo ora di questa congiunzione massima non ancora completata e delle congiunzioni medie e minori in essa contenute, in modo che possiamo conoscere la costituzione dell’aria ora vigente. Ora, la recente congiunzione massima di Saturno e Giove, che fu la prima nella triplicità ignea dei segni, avvenne nell’anno di N.S.G.C. 789, se parliamo della congiunzione media, che fu il primo giorno di luglio nel secondo grado dell’Ariete. Quanto alla loro congiunzione vera, si produsse prima, il terzo giorno di marzo a gradi 21 dei Pesci e pertanto la loro vera congiunzione massima si produsse nell’anno di N.S.G.C. 809, il 28 di ottobre, circa a gradi 6 del Sagittario e l’ascendente di quell’anno, nella figura dell’opposizione dei luminari che precedette l’ingresso del Sole in Ariete (che avvenne il 16 marzo e il plenilunio il giorno 5 dello stesso mese alle ore 7 e minuti 27 dopo il mezzodì) era in Bilancia circa al decimo grado rispetto al meridiano e all’orizzonte di Saragozza (Cesaraugusta), che è una città nobilissima della Tarragona. Rispetto a questi due segni, Giove appare il pianeta dominante su quei gradi, ma poiché Saturno nella sua congiunzione con Giove era rispetto ad esso elevato sia nell’eccentrico, sia nell’epiciclo, sia nella latitudine rispetto allo zodiaco verso la parte boreale, come consta dalle tavole, ne consegue, secondo la sentenza 63 del Centiloquio che Saturno prevale nell’alterazione dell’aria. Ora, la complessione generale di Saturno, che volge al freddo e al secco, era mitigata per la forza di Giove, che si trovava nel proprio domicilio e molto moderava Saturno accogliendolo nella propria casa. Era inoltre Giove partecipe al dominio con Saturno nella figura e lo superava di una sola forza essenziale.
   Premesse queste cose, la natura generale dei tempi permane nell’aria per circa 800 anni fino alla prossima congiunzione massima dei medesimi pianeti che avverrà intorno all’anno di Cristo 1600 e in questo arco di tempo varierà in molti modi in virtù delle altre minori costellazioni che sopraggiungono, come prima abbiamo detto. Riguardo ai costumi degli uomini, in generale, per il suo segno del Sagittario, che è alato, e per la sua posizione nella terza casa della figura predetta, significò l’inclinazione universale degli uomini alle scienze, alle arti ove vi è acume e sottigliezza, alle religioni e alle peregrinazioni. E in quei tempi venne istituita e riccamente dotata l’Università di Parigi da Carlo primo imperatore dei Latini. Iniziarono allora le peregrinazione a san Giacomo apostolo in Galizia e la chiesa di Compostella fu elevata a dignità metropolitana e patriarcale. La regola di san Benedetto, che era esule dall’Italia e appariva umiliata in tutto il mondo, si moltiplicò nella Gallia e in Germania e fu oggetto di grande venerazione e molto si accrebbe a partire da quei tempi e successivamente. Cos’altro ancora? Se prima di quei tempi gli infedeli, i Persiani, i Mori, i Goti, i Tartari ed altri popoli barbari avevano lacerato la cristianità intera, profanato le chiese, distrutto i templi, blasfemato i santi, ora che i Latini avevano ritrovata e ripristinata la condizione di sovranità, iniziarono a retrocedere, superati dalla virtù dei cristiani, ripetutamente sconfitti e scacciati dalle terre dei fedeli. queste vittorie furono per la gran parte celesti e miracolose, nondimeno ad esse propendeva la costellazione naturale dei pianeti superiori nel segno bellicoso del Sagittario, che tutela, come disse Tolemeo, l’Europa unitamente agli altri due segni di fuoco. E ciò, segnatamente, poiché interveniva il raggio propizio di Giove, che mitiga l’asprezza e il rigore di Saturno, ed esaltò la monarchia degli occidentali.


11. Della congiunzione media dei superiori ora vigente

   Dopo questa congiunzione massima dei due pianeti superiori si produssero, prima del nostro tempo, altre tre congiunzioni medie dei medesimi pianeti, che portarono variazioni ai loro decreti, che ogni attento indagatore può scoprire dalla storia della Chiesa. La seconda fu in Vergine, intorno all’anno di Cristo 1000, a seguito della quale scaturì l’ordine dei Cistercensi e di altri militanti. La terza in Acquario, intorno al 1200, quando nacquero gli ordini dei mendicanti. La quarta in Scorpione, sotto la quale noi ora ci troviamo. Le virtù e le operazioni delle altre congiunzioni medie essendo da tempo trascorse, non ci curiamo di esse e passiamo alla figura di questa quarta congiunzione che opera nel tempo presente, affinché da questa costellazione possiamo valutare e dimostrare la complessione generale dell’aria e i costumi universali degli uomini nella nostra età. Ora, questa congiunzione media di Saturno e Giove, che fu la prima nella triplicità acquea, si produsse il 31 agosto del 1425 nel tredicesimo grado dello Scorpione. Giovanni Pico mirandolano afferma che questa congiunzione si produsse nel 1365, il giorno 29 ottobre, nel settimo grado dello Scorpione; e ritiene con ciò di avere un grande argomento contro gli astrologi, che si direbbe ignorino i veri moti delle stelle, etc. [10] Ma per certo vaneggia, né sa quel che dice, poiché ancora nel 1405 vi fu una congiunzione dei superiori nella triplicità aerea e se ancora non erano entrati nell’acquea, non lo erano a maggior ragione 40 anni prima. Ora sappiamo per certo e con scienza che nell’anno di Cristo 1405, il 30 gennaio, vi fu la vera congiunzione di Giove a gradi 27 dell’Acquario, mentre per le linee dei loro moti medi si congiunsero nel medesimo anno, il 19 febbraio, nel quarto grado dei Pesci. Quindi, nell’anno 1385, il giorno 11 aprile, la loro congiunzione media fu nel XVI grado del Cancro, ma già si era prodotta la congiunzione vera nel XXV grado dei Gemelli, il 31 marzo. Quanto all’anno di Cristo 1365, di cui parla Pico Mirandola, non vi fu né una congiunzione media, né una vera in segno acqueo, ma entrambe si produssero nell’aereo, ovvero in Bilancia: la loro congiunzione media fu nel XXVII grado della Bilancia il 2 giugno di quell’anno, quanto alla vera, non poté essere in Scorpione se non per un qualche moto retrogrado dei pianeti, ma di tali congiunzioni chi giudica non se ne cura.
   Ora, l’ascendente della predetta congiunzione media nella figura dell’opposizione dei luminari che precedette l’ingresso del Sole in Ariete (che si produsse l’11 marzo e il plenilunio il 4 dello stesso mese alle ore 4 e minuti 16 a Saragozza) era circa il quinto grado della Vergine. In questi gradi della Vergine e dello Scorpione il pianeta dominante è Mercurio e suo partecipante <al dominio> Marte, la cui commistione causò nell’aria secchezza con calore. E poiché Saturno era elevato su Giove nell’ora della congiunzione, sia nell’epiciclo, sia nell’eccentrico, sia in latitudine boreale, ne proviene un aumento della secchezza dell’aria e, al contempo, una moderazione e remissione del calore. Ora, questa seconda qualità dell’aria (il cui effetto ha virtù minore), mescolata con la precedente e più forte porta ad una complessione dell’aria assai secca e in minor grado fredda: infatti questa seconda qualità concorda con la prima in quanto a secchezza, mentre la prima discorda con la seconda in quanto a calore. Pertanto, la freddezza della prima scema e viene moderata, poiché era temperata per sè e per la partecipazione di Giove. Questa complessione fortemente secca e fredda temperata durerà nell’aria per circa 200 anni, la cui prima metà è ora già trascorsa e pur se questa costituzione dell’aria è soggetta a variazioni in forza delle altre congiunzioni minori di Saturno e Giove che occorreranno nel tempo a venire, non può tuttavia da queste essere rimossa. Ne consegue pertanto che dal tempo di quella congiunzione fino ad ora ovvero per circa cento anni, abbiamo sperimentato, per la gran parte, una diminuzione delle piogge e delle acque delle fonti e dei fiumi e sterilità della terra e una penuria della vegetazione e dei prodotti della terra. Inoltre, poiché la prima congiunzione massima inclinava universalmente gli uomini alle scienze, alle arti, alla religione e agli atti di culto, questa seconda congiunzione media conferma e incrementa questa condotta per il dominio di Marte e di Mercurio ed altresì per essere il segno di questa congiunzione media, lo Scorpione, nella terza casa della figura predetta. E invero in tutta l’Europa, in tutta la chiesa latina durante questo secolo sono state ritrovate molte e ammirevoli sottigliezze nelle arti e nelle scienze ed in particolare nell’arte bellica, che è propria di Marte, sono stati inventati dagli uomini nuove tecniche di guerra e nuovi strumenti bellici mai visti prima; nelle lettere, una nuova arte di stampare i libri ignota al mondo, una più acuta erudizione nelle discipline retoriche superiore al passato e infine una più pronta dimestichezza con tutte le arti meccaniche, a causa di Mercurio, cui sono attribuiti dagli astrologi tutti gli sviluppi predetti. E ancora, ovunque e senza distinzione, avvennero nella chiesa occidentale nuove riforme della religione. Quanto agli infedeli maomettani (la cui perfida setta già invecchia ed è prossima alla morte), i regni, gli eserciti, le forze sono state calpestate dai Latini in misura non minore del tempo di Carlo imperatore e re dei Galli. E se non m’inganno e se le future congiunzioni minori dei pianeti superiori dei tre secoli seguenti con le due predette grandi congiunzioni, ai singolari eventi predetti si aggiungerà fatalmente la distruzione dei Mori e la riforma di tutto il clero.


12. Della congiunzione minore del nostro tempo

   Sotto la predetta e dichiarata congiunzione media dei superiori nella triplicità acquea, sono già avvenute cinque congiunzioni minori. Tralascio le prime tre già trascorse, l’una nel 1444, il 25 luglio nel XII grado del Cancro, la seconda nel 1464, il 6 aprile, nel V grado dei Pesci, la terza nel 1484, il 25 novembre, nel XXIV grado dello Scorpione; e rivolgiamoci alle altre, che sono tutt’ora vigenti. Avvennero entrambe nell’anno 1504, nel segno del Cancro, che di tutti è il più boreale. La prima di queste fu la congiunzione di Saturno e Marte, il 18 marzo, nel XIII grado del Cancro, e la sua virtù, come abbiamo detto, è trentennale. La seconda fu la congiunzione di Saturno e Giove il 10 giugno, nel XX grado del Cancro, e la sua virtù è ventennale. In quell’anno il segno ascendente della figura dell’opposizione dei luminari, che era eclissi lunare (figura oppositionis ecliptice), che precedette l’ingresso del Sole in Ariete era il nono grado del Sagittario. Quanto all’ingresso del Sole, fu l’11 marzo, l’opposizione il 29 febbraio alle ore 12 e minuti 30 a Saragozza. In quei due segni e gradi predetti dominatore è Giove, mentre nella congiunzione dei due astri infortunanti Marte si elevava su Saturno sia nell’epiciclo, sia nell’eccentrico ed altresì in latitudine zodiacale e nella congiunzione dei due superiori, Giove si elevava su Saturno in entrambi i modi. Pertanto, la freddezza di Saturno è assai diminuita da queste due congiunzioni che devono essere stimate una sola, essendo medesimi i segni nell’una e nell’altra e verificandosi nel medesimo anno e nella medesima figura di rivoluzione. Diciamo quindi che da questa costellazione appare una costituzione dell’aria intensamente calda a causa di Marte, ma moderatamente secca a causa di Giove che si trova in Cancro, sua esaltazione, condizione che fortifica l’umidità e mitiga la secchezza. Ora, da questa terza costituzione, mista con le precedenti, risulta una complessione dell’aria temperata per questi 30 anni ovvero fino al 1534, poiché la congiunzione media ha temperato la freddezza della congiunzione massima, mentre questa congiunzione minore mitiga non soltanto la freddezza, ma anche, in qualche modo, la secchezza. Prevale nondimeno nell’aria la secchezza impressa dalla virtù più grande che non può assolutamente essere annientata dalla minore e contraria. Rimase quindi nell’aria, dalle due grandi congiunzioni, una secchezza intensa, che l’umidità di Giove in Cancro, in questa congiunzione minore, non poté rimuovere se non di qualche grado, soprattutto ove si consideri che l’elevazione di Marte sopra gli altri due pianeti nella congiunzione triplice testimonia in favore di una secchezza nell’aria, unitamente al segno igneo del Sagittario, in questa figura.
   In seguito, se osserviamo la figura dell’opposizione, che era eclissi di Luna, troviamo chele testimonianze della secchezza dell’aria si estendono per molti anni. Infatti i due angoli, dell’oriente e del culmine, sono segni secchi: il Sagittario e la Vergine, mentre il signore dell’eclissi, Mercurio, è forte nell’angolo dell’anticulminazione (in angulo terre) ed è astro secco, nel confine e nel volto di Marte, verso la fine dei Pesci, dove è la costellazione di Pegaso o Cavallo, anch’essa secca. Ed infine, il segno della profezione, a partire dall’ascendente della congiunzione media di Saturno e Giove, sono i Pesci che, in questa figura, si trovano nell’anticulminazione. Tutto ciò corrobora il significato di secchezza dell’aria.
   Ora, se l’opinione di Abenrodam sulla moltiplicazione dei mesi dell’eclissi di Luna per gli anni di questa congiunzione minore
[11] fosse vera, la secchezza dell’aria che emana da questa eclissi si estenderebbe per oltre 70 mesi, che sono quasi 6 anni [12]. Inoltre, avendo la medesima figura significato anche in quanto grande congiunzione dei tre superiori, avrà effetto nell’aria per 30 anni ed oltre. Sciogliendo i dubbi, diciamo che dall’anno di Cristo 1504 fino alla prossima congiunzione di quasi tutti i pianeti nel segno dei Pesci, che sarà l’anno 1524, in febbraio, la costituzione generale dell’aria sarà secca, ma non molto intensa. Ne consegue che quelle rivoluzioni annue che si verificano in codesto ventennio e che volgeranno alla secchezza saranno più efficaci nelle loro operazioni che non quelle significanti umidità nell’aria, poiché le seconde discordano dalle cause universali, mentre le prime concordano e pertanto le seconde sono frenate e indebolite nei loro effetti, le prime rinvigorite ed accresciute dalle virtù maggiori delle grandi congiunzioni e delle eclissi dei luminari. La verità di questa asserzione fu dimostrata dai fatti: nella diocesi di Saragozza e in quasi tutta la Spagna tarragonese furono più secchi e sterili gli anni 1503, 1504, 1506, 1510, 1512, 1513 ed in quegli anni Saturno e Marte erano significatori dei tempi; al contrario, il 1505, 1507, 1509, 1511 e 1514 furono più umidi o piuttosto meno secchi e meno sterili, poiché Giove e Venere e Mercurio, da loro disposto, erano dominatori nelle figure erette per questa regione. Nelle altre regioni e province poterono verificarsi condizioni diverse secondo la disposizione delle figure loro proprie, che altri astrologi avranno esaminato. Questo basti per quanto attiene alla costituzione generale dell’aria che segue la congiunzione minore dei pianeti superiori avvenuta in Cancro.
  Quanto alle inclinazioni universali degli uomini in Europa, oltre a quanto è stato detto riguardo alla congiunzione media dei superiori, diciamo che gli uomini furono più pronti alle guerre, in virtù del segno del Sagittario che sorgeva nella figura predetta e poiché Marte si elevava nella congiunzione sugli altri due pianeti, come i fatti stessi dimostrano. Mentre regnavano in Francia Luigi XII e in Spagna Ferdinando III (la Francia è assegnata nella sua quasi totalità al Cancro e alla Luna, la Spagna al Sagittario e a Giove), straordinarie guerre e stragi di uomini si produssero, i Francesi e gli Spagnoli contendendosi il dominio sul regno di Napoli, che è assegnato all’Ariete, domicilio di Marte. Queste sciagure erano altresì significate dall’ottava casa (che è detta casa della morte) della figura in cui si produsse la congiunzione dei tre pianeti superiori ed il segno del Cancro era bastantemente infortunato, onde ne seguiva che i Francesi sarebbero stati quasi sempre sconfitti, mentre gli Spagnoli furono vincitori in quasi tutti gli scontri. Giove infatti si esalta in Cancro, ove Saturno e Marte sono umiliati e il segno ascendente nella figura di quell’anno era il Sagittario, domicilio di Giove che per sua natura prometteva agli Spagnoli e non ai Francesi la vittoria. E forse ciò era disposto, al di sopra della legge naturale, dalla divina provvidenza, che in forza dei meriti e dei peccati reconditi degli uomini ora umilia e ora esalta, poiché la coppa è nelle mani del Signore, etc.
[14] A causa della disposizione di quella figura, nascono dal cielo in terra pestilenze, carestie, burrasche, terrori fino al presente anno 1516. Ciò che avverrà in seguito sotto questa grande costellazione, sarà mostrato a chi giudica con accortezza le rivoluzioni annue. Avendo così trattato delle eclissi e delle grandi congiunzioni dei pianeti secondo quanto conviene ad un filosofo cristiano, passiamo ora alle rivoluzioni degli anni, ove vengono specificati i significati generali.


NOTE

1. Apotelesmata astrologiæ christianæ. Nuper edita a Magistro Petro Ciruelo Darocensi: super duabus tantum iudiciorum partibus: hoc est: de mutationibus temporum: et de genituris hominum. Reiectis omnino interrogationibus et vanis electionibus falsorum astrologorum. Impressum in alma Complutensi achademia opera et impensis A.G. Brocarii 1521 (II, 2).

2. Nel terzo capitolo del primo libro Ciruelo distingue dieci regole riguardo il grado di forza che hanno i corpi celesti nelle loro operazioni e conclude che la maggior forza è nei due luminari, secondo quanto dice Tolemeo, poiché «le altre stelle del cielo, senza la testimonianza dei luminari, poco o nulla possono produrre in questo mondo. Pertanto, in tutte le figure astrologiche, segnatamente in quelle che si fanno per conoscere i mutamenti stagionali, dice Tolemeo che si deve osservare, prima di ogni altra cosa, la congiunzione o l’opposizione dei luminari immediatamente precedente <l’inizio della stagione> e non, come ritiene Albumasar maomettano, che attribuisce ai pianeti superiori una maggior forza che ai luminari». Questa distinzione, precisa, concerne non tanto la natura dei corpi celesti, ma le loro operazioni, non la loro perfectio essentialis, la loro forma essenziale, ma la loro virtù operativa nel mondo sublunare: nunc autem de activa virtute stellarum ad hec inferiora intendimus. Di questa infatti tratta l’astrologo, di quella il filosofo. È allora possibile dire che, quanto alla loro forma essenziale, il corpo celeste la cui sfera è più alta ha virtù più universale di quello la cui sfera è inferiore, ad es. Saturno rispetto al Sole, come dice san Tommaso nel suo commento al dodicesimo libro della Metafisica di Aristotele, cfr. in Aristotelis Metaphysica XII, 9, in: S. Thomae Aquinatis Opera Omnia, IV, Commentaria in Aristotelem et alios, ed. R. Busa S.I., Stuttgart 1980, pag. 503.

3. Il riferimento a Tolemeo, quadr. IV,10, è inesatto: «In primis vero observandi fuerint ingressus Saturni quidem in generalium temporum locis, Iovis vero in annua, Mars autem et Solis, Veneris et Mercurij in menstrua, Luna denique in diurna» (traduzione di V. Nabod).

4. «Sed profecto Ptolemeus ibidem de iuficiis nativitatum agens non facit ad hoc propositum de generalibus mutationibus temporum: quia profectiones et directiones graduum hilegiorum in discursu vite hominis post nativitatem docere intendebat».

5. Il testo ha: super effectum dierum brevium. Correggo dierum in rerum.

6. Nel testo greco si fa menzione di 119 congiunzioni, seguito dalla versione di Giorgio di Trebisonda e da quella del Pontano, in quella di Giovanni di Siviglia e di Haly le congiunzioni sono 120. La congiunzione centoventesima appare pertanto la settenaria.

7. Nel testo greco si legge: Osserva, quando Saturno e Giove si congiungono, chi fra essi esercita sovreminenza e giudica secondo la sua natura. Procedi nel medesimo modo riguardo alle altre 20 congiunzioni. Le traduzioni di Giorgio di Trebisonda e del Pontano seguono il testo greco, ma omettono il numero “20”. Quanto al nostro autore, segue quasi alla lettera la versione di Giovanni di Siviglia, che ha incorporato nel testo della proposizione parte del commento di Haly. Le altre 20 congiunzioni sono: le altre cinque congiunzioni di Saturno con i restanti pianeti, le cinque di Giove, le quattro di Marte, le tre del Sole, le due di Venere e infine quella di Mercurio con la Luna.

8. Aristotele tratta in meteor. 1,14 dell’alterazione ciclica dei luoghi della terra. Il capitolo si apre con queste parole: «Le medesime regioni della terra non sono sempre umide o secche, ma cambiano secondo la formazione o la scomparsa dei corsi d’acqua» (351a19). Questi cambiamenti, dice, «si producono secondo un ordine e un ciclo determinati... sotto l’influenza del freddo e del caldo, che a loro volta aumentano e diminuiscono seguendo il Sole e il suo moto circolare» (351a26-32). In seguito, nel medesimo capitolo, accenna al grande anno: «La causa che bisogna assegnare a tutti questi fatti è che, così come l’inverno ha il suo posto nelle stagioni dell’anno, al medesimo modo, in un qualche grande ciclo di tempo vi è un grande inverno ed un’eccessiva abbondanza di piogge» (352a28). Alessandro di Afrodisia, parafrasando questo passo, dà a questo ciclo una determinazione più vicina al senso inteso da Ciruelo, il “grande ciclo” di Aristotele diventando il “grande ciclo degli astri”, In Arist. meteor. ed. Hayduck (Berlin 1899) 62,14.

9. Luca 2,1: «Factum est autem in diebus illis, exiit edictum a Cæsare Augusto ut describeretur universus orbis».

10. Pico, in realtà, parla, nelle sue Disputationes, di una congiunzione media che avviene con mutamento di triplicità, dall’aerea all’acquea, nel 1345, ovvero dall’Acquario allo Scorpione, cfr. Disputationes adversus astrologiam divinatricem V, 6 ed Garin I, 562. Ma nel 1345 Saturno e Giove si uniscono in Acquario.

11. Il testo ha: magne huius coniunctionis.

12. L’autore si fonda su una durata dell’eclissi intorno alle tre ore e mezza (70 : 20), contro una durata presumibile di 3 ore e 50 minuti.

13. Cfr. Ier. 25,15: «Et accepi calicem de manu Domini, et propinavi cunctis gentibus ad quas misit me Dominus»; Apoc. 14,10.


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