Marco Fumagalli
Il cielo oscuroNebule antiche e nebule moderne[1].
Il concetto antico di “nebula”
Negli antichi cataloghi astronomici sono presenti alcune stelle definite “nebulose” o “nebule”: si tratta di oggetti celesti difficili da osservare ad occhio nudo poiché la luce che emettono è debole e non puntiforme come quella delle stelle comuni. Questa caratteristica ottica assume un preciso significato astrologico: le nebule che impegnano la vista possono significare qualche “oscurità” in chi nasce, se occupano posizioni importanti nella genitura: l’oscurità si manifesterà negli occhi, nell’animo, nelle azioni, ecc., secondo i diversi significatori astrologici coinvolti con le nebule. Anche oggi l’astronomia descrive alcuni oggetti celesti non stellari[2], la cui osservazione impegna la vista e richiede l’uso di binocoli o telescopi più o meno potenti. Ma il punto di vista è cambiato: ciò che conta per l’astronomo moderno non è l’apparenza ma la caratteristica fisica dell’oggetto, la sua composizione chimica, l’ètà, la posizione nella galassia o nell’universo. |
La costellazione del Cancro, |
Un esempio può servire a chiarire subito la differenza di prospettiva: se due o tre piccole stelle appaiono molto ravvicinate tra loro, in modo che l’occhio fatichi quasi a distinguerle e le percepisca come un insieme di luce che sfugge alla visione ben definita, l’astronomo antico dirà che siamo in presenza di una “nebula”, il moderno invece non dirà nulla, a meno che esse non siano effettivamente vicine tra loro, appartenendo ad un medesimo gruppo stellare che condivide età, caratteristiche fisico-chimiche, forza gravitazionale reciproca ecc. Se invece appaiono vicine per il semplice fatto che le loro proiezioni luminose coincidono rispetto alla Terra, ciò non è di alcun interesse per lo scienziato moderno.
La "nebula" di Andromeda (Chambers
G.F |
Gli oggetti celesti visibili di natura non stellare sono oggi classificati in tre grandi categorie:
In ciascuna di queste categorie ci sono oggetti visibili ad occhio nudo che nell’antichità sono stati definiti “nebule”. Rispetto alle nebule antiche rimangono tuttavia esclusi i piccoli asterismi, quelle formazioni di due o più stelle che l’occhio fatica a distinguere. |
La visione distolta
Tutti gli oggetti celesti poco luminosi e di luce non puntiforme risultano più brillanti se osservati con la visione distolta (più nota come “la coda dell’occhio”) ovvero volgendo lo sguardo non direttamente all’oggetto ma un poco più a destra o a sinistra, in modo da ricevere la sua luce nella parte laterale della retina.
Ciò dipende dalla particolare distribuzione dei due tipi di recettori visivi nella retina: i coni e i bastoncelli. I coni sono responsabili dell’acuità visiva, sono molto sensibili ai colori, poco sensibili alla luce e sono presenti soprattutto nella parte centrale della retina; i bastoncelli sono insensibili ai colori, contribuiscono in misura minore all’acuità visiva, ma sono sensibilissimi alla luce e sono disposti soprattutto nelle parti laterali della retina.
Per esempio, un ammasso stellare come quello delle Pleiadi, se osservato con la visione distolta, appare più sfocato e di colore più indistinto ma molto più ampio e luminoso.
visione diretta | visione distolta |
Alcuni oggetti molto deboli risultano completamente invisibili con la visione diretta mentre appaiono come leggere macchie con la visione distolta. Poiché questo aumento di luminosità con lo sguardo distolto si verifica anche con i piccoli asterismi (come l’acqua dell’Acquario o l’occhio del Sagittario) possiamo definire le nebule antiche come tutti gli oggetti celesti che si avvantaggiano della visione distolta. Se, osservando il cielo notturno, notiamo una luce che varia sensibilmente spostando lo sguardo, siamo di fronte a una nebula.
Le nebule di Tolemeo
Tolemeo nell’Almagesto usa sette volte il termine νεφελοειδής, nebuloso, nubiforme, simile a una nube (νεφέλη). Le sette nebule di Tolemeo sono le seguenti:
1) La mano destra di Perseo | due diversi ammassi aperti vicini tra loro, NGC 869 e NGC 884 Persei. |
2) Il Præsepe | ammasso aperto M44 Cancri. |
3) La Chioma di Berenice | ammasso aperto Mel 111 Comae Berenices. |
4) l’aculeo dello Scorpione | ammasso aperto M7 Scorpii. |
5) Il ginocchio del Cigno | asterismo, ω1 e ω2 Cygni. |
6) Il collo [la testa] di Orione | asterismo, λ, φ1, φ2 Orionis. |
7) L’occhio del Sagittario | asterismo, ν1 e ν2 Sagittarii. |
Di queste sette nebule, solo le prime quattro vengono oggi riconosciute come oggetti non stellari, essendo gli altri semplici asterismi[4]. La mano destra di Perseo e il Præsepe erano già presenti come nebule nel catalogo di Ipparco (II sec. a.C.), mentre la Chioma di Berenice e l’aculeo dello Scorpione sono introduzioni tolemaiche[5].
Nel III libro del Quadripartito, Tolemeo torna a parlare di “conformazioni nebulose”, nel capitolo sulle infermità e malattie del corpo:
«Si produce un danno alla vista, ad uno degli occhi, quando la Luna si trova di per sè negli angoli predetti, o unita al Sole o piena, o quando si trova, rispetto al Sole, in un’altra delle figure che hanno proporzione, applicandosi inoltre ad una delle conformazioni nebulose che sono nello zodiaco, quali la nebulosa del Granchio, le pleiadi nel Toro, la freccia nel Sagittario, il pungiglione dello Scorpione, le parti del Leone presso la Chioma di Berenice o l’urna dell’Acquario»[6].
Rispetto all’elenco dell’Almagesto troviamo tre nebule in più:
8) Le Pleiadi | ammasso aperto M45 Tauri |
9) La freccia del Sagittario | ammasso aperto M8 Sagittarii[7] |
10) L’acqua dell’Acquario | asterismo, ψ1, ψ2, ψ3 Aquarii. |
e quattro in meno: la mano di Perseo, il ginocchio del Cigno, il collo di Orione e l’occhio del Sagittario. Le nebule mancanti, ad eccezione dell’occhio del Sagittario[8], sono tutte molto lontane dall’eclittica, e ciò è dovuto al fatto che nella sua trattazione astrologica Tolemeo presta attenzione soprattutto alla fascia zodiacale, mentre nell’Almagesto egli descrive l’intera volta celeste[9].
Le stelle dei gradi di azemena
Le nebule tolemaiche della fascia zodiacale costituiscono per la quasi totalità il catalogo dei gradi di azemena, dall’arabo zamānat, l’infermità cronica o la malattia inseparabile. Si tratta di gradi dello zodiaco ritenuti nocivi per il corpo, e in particolare per gli occhi, poiché la loro longitudine corrisponde a quella di nebule o di piccoli asterismi[10]. Questi gradi sono presenti nei testi di Antioco[11], di Retorio[12] e dell’Anonimo del 379 d.C[13]. Rispetto alle nebule tolemaiche zodiacali troviamo due sole aggiunte, la la fronte dello Scorpione e la spina del Capricorno, ed entrambe corrispondono di nuovo ad asterismi o ammassi stellari[14]:
Il Præsepe | 9°, 15° Cnc (con Asini) | Almagesto, Tetrabiblos |
La Chioma di Berenice | 18°, 27°, 28° Leo | Almagesto, Tetrabiblos |
l’aculeo dello Scorpione | 25° Sco, 1° Sgr | Almagesto, Tetrabiblos |
L’occhio del Sagittario | 18°, 19° Sgr | Almagesto |
Le Pleiadi | 6°, 7°, 8°, 10° Tau | Tetrabiblos |
La freccia del Sagittario | 7°, 8° Sgr | Tetrabiblos |
L’acqua dell’Acquario | 18°, 19° Aqr | Tetrabiblos |
11) La fronte dello Scorpione | 9° Sco | asterismo, β, δ, π Scorpii, con ammasso aperto e nebulosa a riflessione |
12) La spina del Capricorno | 26°, 29° Cap | asterismo, ε, κ, Capricorni asterismo, ζ Capricorni |
Le nebule di al-Sūfī
Nel decimo secolo L’astronomo persiano ‘Abd-al-Raḥmān al-Sūfī, nel suo Libro delle Stelle (964 A.D), cataloga otto nebule, cinque delle quali già presenti nell’Almagesto: la mano di Perseo, il Præsepe, l’aculeo dello Scorpione, l’occhio del Sagittario, il collo di Orione. Rispetto a Tolemeo al-Sūfī tralascia la Chioma di Berenice e il ginocchio del Cigno, ma introduce tre nuove nebule molto importanti:
13) La nebula di Andromeda [15] | galassia M31 Andromedae |
14) La nebula di al-Sūfī | ammasso aperto Collinder 399 Vulpeculae |
15) L’ammasso di omicron Velorum | ammasso aperto IC2391 Velorum |
Inoltre, al-Sūfī osservò una grande formazione nebulosa che chiamò al Bakr, il Bue Bianco degli Arabi del Sud. Si tratta di uno dei più importanti oggetti dell’emisfero australe: la Grande Nube di Magellano, una galassia irregolare di grandi dimensioni che appare quasi come una parte di Via Lattea separata.
QUADRO RIASSUNTIVO DELLE NEBULE ANTICHE
Le nebule aumentano: Giovanni Battista Hodierna
Con l’invenzione del cannocchiale il cielo si scopre via via sempre più pieno di oggetti nebulosi, molti dei quali erano sfuggiti alle osservazioni degli antichi astronomi sebbene visibili ad occhio nudo come deboli macchie.
Il principale osservatore del “cielo profondo” nel XVII secolo fu Giovanni Battista Hodierna, presbitero, fisico, naturalista, astronomo e architetto siciliano. Allievo della scuola galileiana, Hodierna osservò il cielo con uno dei primi cannocchiali, forse donatogli dallo stesso Galileo, e raccolse le sue osservazioni nel De Admirandis Coeli Characteribus (1654), la prima catalogazione sistematica delle nebule nel senso antico del termine, includendo quindi alcuni piccoli asterismi. Si può dire che Hodierna occupi un posto privilegiato nella storia delle osservazioni celesti che interessano l’astrologia: egli infatti dispone di un nuovo strumento che potenzia leggermente la vista mantenendo inalterata l’antica attenzione verso l’apparenza del cielo.
La sua classificazione delle nebule è di grande interesse: egli le suddivide in tre categorie, secondo la loro apparenza all’occhio nudo e al cannocchiale:
• le Luminosæ, come le Pleiadi: l’occhio distingue già alcune stelle e il cannocchiale ne fa vedere molte di più;
• le Nebulosæ, come il Præsepe[16]: l’occhio percepisce solo una nebulosità senza distinguere stelle, che appaiono solo con il cannocchiale;
• le Occultæ, come la galassia di Andromeda: l’occhio vede solo una debole macchia e nemmeno il cannocchiale riesce a risolverla in stelle.
Tra le molte nuove nebule di Hodierna, citiamo qui solo quelle più importanti.
16) Le Iadi (luminosa)[17] | ammasso aperto Mel 25 Tau |
17) L’ammasso di α Persei (luminosa) | ammasso aperto Mel 20 Per |
18) La nebulosa nella spada di Orione (luminosa) | ammasso aperto M42 Ori, con nebulosa ad emissione e riflessione |
19) La coda dello Scorpione (luminosa) | ammasso aperto NGC 6231, presso ζ Sco |
20) La nebula sopra l’aculeo dello Scorpione (nebulosa) | ammasso aperto M6 Sco |
21) Nella Poppa della Nave | ammasso aperto NGC 2451 Pup |
22) Nella Poppa della Nave | ammasso aperto M47 Pup |
23) Il Piccolo Alveare | ammasso aperto M41 CMa |
24) La nebula di τ Canis Majoris | ammasso aperto NGC 2362, CMa |
25) Sopra la testa della Medusa | ammasso aperto M34 Per |
26) La nebula nel Triangolo | galassia M33 Tri |
27) La nebula nell’Auriga | ammasso aperto M38 Aur |
Un metodo per ampliare il catalogo
Tutte le nebule che sono state osservate, dai tempi di Ipparco a quelli di Hodierna, devono essere considerate dall’astrologo, siano esse vicine o lontane dall’eclittica, purché possano sorgere e tramontare alla latitudine dell’osservatore[18]. Ce ne sono altre da aggiungere al catalogo? Certamente sì, non fosse altro per il fatto che gran parte dell’emisfero meridionale non fu osservato e catalogato da Hodierna. Possiamo sfogliare i moderni cataloghi astronomici alla ricerca di altri ammassi stellari, nebulose o galassie sufficientemente luminosi per essere intuiti a occhio nudo e già in questo modo il catalogo aumenterebbe di molto. Ma non troveremo mai una catalogazione dei piccoli asterismi come l’occhio del Sagittario, poiché questi non sono più di alcun interesse per gli astronomi del nostro tempo. Occorre quindi un metodo per analizzare il cielo in modo da scoprire qualcosa che risponda al concetto antico di nebula, includendo i piccoli asterismi.
Se osserviamo il cielo con un piccolo binocolo, appena sufficiente per vedere le stelle di magnitudine 8, l’aspetto delle nebule cambia moltissimo. Vediamo cosa accade ad una delle più famose, il Præsepe:
limite magnitudine |
n. stelle |
|
6.50 |
3 |
|
7.00 |
10 |
|
7.50 |
14 |
|
8.00 |
20 |
Il Præsepe è composto da centinaia di stelle ma queste 20 sono quelle che emettono la luce più forte e che contribuiscono più delle altre a creare quella nebulosità che l’occhio percepisce pur non distinguendo le singole stelle. Le prime tre sono teoricamente visibili ad occhio nudo[19]. Proviamo ora a valutare numericamente i dati tenendo come limite la magnitudine 8. Siamo in sostanza alla ricerca di un “indice di concentrazione luminosa” che sia applicabile a qualsiasi insieme di stelle[20].
Per prima cosa calcoliamo in gradi quadrati la superficie che stiamo considerando, misurando la distanza tra le stelle estreme: 0°,75 in larghezza e 0°,733 in altezza = 0,55 gradi quadrati. Ora prendiamo nota delle magnitudini delle 20 stelle presenti, e calcoliamo il totale (MT):
sigla della stella |
m. | ||
TYC1395-2711-1 | 7,28 | ||
TYC1395-1993-1 | 7,43 | ||
TYC1395-1928-1 | 7,43 | ||
TYC1395-1677-1 | 7,43 | ||
TYC1395-2006-1 | 7,56 | ||
TYC1395-2198-1 | 7,62 | ||
TYC1395-2321-1 | 7,75 | ||
TYC1398-128-1 | 7,75 | ||
TYC1395-1721-1 | 7,90 | ||
TYC1395-2003-1 | 7,93 | ||
TYC1395-2733-1 | 6,28 | ε Cnc, visibile | |
TYC1398-27-1 | 6,37 | visibile | |
TYC1395-2963-1 | 6,40 | visibile | |
TYC1395-2737-1 | 6,56 | ||
TYC1395-806-1 | 6,59 | ||
TYC1395-2544-1 | 6,62 | ||
TYC1395-2024-1 | 6,75 | ||
TYC1395-2552-1 | 6,75 | ||
TYC1395-2605-1 | 6,81 | ||
TYC1395-1804-1 | 6,87 | ||
MT | 142,08 |
Se tutte le 20 stelle fossero di magnitudine 8, avremmo MT = 20 x 8 = 160. Poiché una stella è tanto più luminosa quanto minore è la sua magnitudine, possiamo avere un indice della luminosità totale dell’area (Φ) sottraendo 142,08 da 160 :
Φ = (n. stelle x 8) - MT
Φ = 160 - 142,08 = 17,92
Questo valore indica l’eccesso di luce presente rispetto alla luce teorica delle stelle se fossero tutte alla magnitudine che abbiamo assunto come limite[21]. Se ora dividiamo la luminosità che abbiamo ottenuto per la superficie dell’area in gradi quadrati (a) possiamo trovare un indice di luminosità dell’area per grado quadrato (Ω)
Ω = Φ / a
Ω = 17,92 / 0,55 = 32,58
L’indice così calcolato assume valori altissimi nel caso di stelle concentrate in superfici molto piccole. Per esempio, lo Scrigno di Gioie (NGC 4755 Cru) ottiene un indice di 1688 punti, più di 50 volte superiore al Præsepe e circa 30 più delle Pleiadi. Si tratta di un ammasso aperto nella Croce del Sud che presenta 7 stelle inferiori a m. 8 concentrate in una superficie di soli 5’ x 5’ (0,007 gradi quadrati). Al contrario, l’indice diventa molto basso nel caso di nebule estese, come la Chioma di Berenice, indice 4,84, con 25 stelle in una superficie di circa 8 gradi quadrati.
Chioma di Berenice area 8°.36 Ω = 4.84 |
Pleiadi area 0°.8 Ω = 55.58 |
Præsepe area 0°.55 Ω = 32.58 |
Luna piena area 0°.2 |
Galassia del Triangolo area 0°.07 Ω = 34.22 |
Lo Scrigno di Gioie area 0°.007 Ω = 1687.59 |
Un modo per ottenere differenze meno accentuate è quello di rapportare l’indice ad una superficie minima di partenza, che può essere rappresentata da quella delle Pleiadi, 0,80 gradi quadrati, pari a quattro lune piene.
Sommando la superficie di 0,80 gradi quadrati a quella di ciascuna nebula, la formula per trovare l’indice, che chiameremo Ω 0.8, diventa la seguente:
Ω 0.8 = Φ / (0,8 + a)
dove a è la superficie della nebula in gradi quadrati. Nel caso del Præsepe otteniamo questo nuovo risultato:
Ω 0.8 = 17,92 / (0,8 + 0,55) = 13,27
In questo modo le nebule molto piccole vengono ridimensionate e le due con gli indici più alti risultano essere le Pleiadi (27,79) e la nebulosa di Orione (27,54). Ciò corrisponde piuttosto bene all’impressione visiva che si ha osservando il cielo.
Scorrendo la volta celeste alla ricerca di nuovi oggetti nebulosi e calcolando per ciascuno l’indice Ω 0.8, otteniamo il seguente elenco di 69 oggetti. Tutti sono visibili a occhio nudo e appaiono più luminosi con la visione distolta: pertanto tutti sono nebule.[22]
Almagesto |
Azemena |
Al-Sufi |
Hodierna |
Nuove nebule |
Ω 0.8 | Nebula |
Sigla |
Cost. |
Stelle |
Area |
Φ |
||
27,79 | Le Pleiadi | Mel 22, M45 | Tau | 21 | 0,800 | 44,46 | ||
27,54 | La nebulosa di Orione | M42 | Ori | 20 | 0,491 | 35,55 | ||
20,55 | L’aculeo dello Scorpione | M7 | Sco | 18 | 0,215 | 20,86 | ||
18,69 | L’ammasso del Diamante | NGC 2516 | Car | 17 | 0,515 | 24,58 | ||
18,22 | Le Iadi | Mel 25 | Tau | 11 | 0,600 | 25,51 | ||
16,30 | Il collo di Orione | λ, φ1, φ2 | Ori | 8 | 0,396 | 19,50 | ||
15,42 | Asterismo nell’Auriga | 16, 17, 18, 19 | Aur | 7 | 0,183 | 15,16 | ||
14,72 | Le Pleiadi del Sud | IC 2602, θ Car | Car | 28 | 1,936 | 40,28 | ||
14,51 | Lo Scrigno di Gioie | NGC 4755 | Cru | 7 | 0,007 | 11,71 | ||
14,37 | Asterismo nel Leoncino | 27, 28, 30 | LMi | 7 | 0,255 | 15,16 | ||
13,91 | Ammasso di ο Velorum | IC 2391 | Vel | 20 | 1,024 | 25,36 | ||
13,58 | La coda dello Scorpione | NGG 6231, ζ | Sco | 10 | 0,020 | 11,14 | ||
13,38 | Associazione di π Puppis | Cr 135, π | Pup | 7 | 0,333 | 15,16 | ||
13,27 | Il Præsepe | M44 | Cnc | 20 | 0,550 | 17,92 | ||
12,42 | Ammasso nella Poppa | NGC 2451 | Pup | 14 | 0,850 | 20,49 | ||
12,16 | Ammasso di α Persei | Mel 20 | Per | 14 | 1,333 | 25,94 | ||
11,87 | Ammasso di σ Persei | σ | Per | 6 | 0,161 | 11,40 | ||
11,31 | Acqua dell’Acquario | ψ1 ψ2 ψ3 | Aqr | 3 | 0,400 | 13,57 | ||
11,27 | Asterismo nelle Vele | HIP 48374 | Vel | 5 | 0,300 | 12,40 | ||
10,58 | Asterismo sotto la testa dell’Idra | HIP 41307 | Hya | 3 | 0,043 | 8,92 | ||
10,49 | Asterismo nel Triangolo | γ, δ, 7 | Tri | 3 | 0,147 | 9,94 | ||
10,35 | Ammasso nella Carena | NGC 3293 | Car | 7 | 0,002 | 8,30 | ||
9,66 | Il ginocchio del Cigno | ω1, ω2 | Cyg | 6 | 0,204 | 9,69 | ||
9,56 | Ammasso di η Carinæ | NGC 3372 | Car | 26 | 2,053 | 27,29 | ||
9,39 | Ammasso di τ Canis Majoris | NGC 2362, τ | CMa | 3 | 0,076 | 8,23 | ||
9,35 | La freccia del Sagittario | M8 - NGC 6530 | Sgr | 7 | 0,126 | 8,66 | ||
9,33 | Nebulosa Trifida | M20, NGC 6514 | Sgr | 8 | 0,340 | 10,64 | ||
9,28 | Asterismo nel Cane Minore | β, γ, ε | CMi | 5 | 0,611 | 13,09 | ||
9,02 | Asterismo nella Volpetta | 18, 19, 20 | Vul | 5 | 0,116 | 8,26 | ||
8,91 | Asterismo nel Centauro | HIP 56573 | Cen | 3 | 0,064 | 7,70 |
||
8,90 | Asterismo nel Fiume | ρ1, ρ2, ρ3 | Eri | 3 | 0,064 | 7,69 | ||
8,58 | Il Pozzo dei Desideri | NGC 3532 - C 91 | Car | 19 | 0,475 | 10,94 | ||
8,43 | La nebula di al-Sufi | Collinder 399 | Vul | 11 | 1,204 | 16,89 | ||
8,43 | Asterismo in Andromeda | 63, 64, 65, 66 | And | 4 | 0,434 | 10,40 | ||
8,40 | Ammasso nella Poppa | M47 - NGC 2422 | Pup | 11 | 0,165 | 8,11 | ||
7,78 | Asterismo nel Cavallo | 34, 35, 37 | Peg | 5 | 0,333 | 8,82 | ||
7,76 | L’occhio del Sagittario | ν1 ν2 | Sgr | 3 | 0,043 | 6,54 | ||
7,70 | Ammasso nelle Vele | NGC 2547 | Vel | 5 | 0,043 | 6,49 | ||
7,61 | Asterismo di ι Geminorum | ι , 59, 64, 65 | Gem | 9 | 1,305 | 16,02 | ||
7,60 | La mano di Perseo | NGC 869-884 | Per | 10 | 0,565 | 10,38 | ||
7,48 | Asterismo in Ercole | 90 | Her | 3 | 0,045 | 6,32 | ||
7,24 | Asterismo nell’Aquila | 51 Aql | Aql | 6 | 0,296 | 7,93 | ||
7,20 | Asterismo nel Pesce Australe | υ, μ, τ | PsA | 9 | 1,562 | 17,01 | ||
6,72 | Ammasso nella Carena | NGC 3114 | Car | 10 | 0,275 | 7,23 | ||
6,61 | Asterismo di φ Aurigae | φ + *M38 | Aur | 11 | 1,647 | 16,17 | ||
6,60 | Nebula del Nord America | NGC 7000 | Cyg | 23 | 3,870 | 30,80 | ||
6,44 | Sopra l’aculeo dello Scorpione | M6 | Sco | 6 | 0,097 | 5,78 | ||
6,44 | Ammasso nel Cigno | NGC 6871 | Cyg | 6 | 0,080 | 5,67 | ||
6,42 | Asterismo sotto la coda dell’Idra | 54, 55, 56 | Hya | 7 | 1,560 | 15,16 |
||
6,32 | Asterismo nei Cani da Caccia | 20, 23 | CVn | 4 | 0,944 | 11,02 | ||
6,29 | Ammasso nel Centauro | NGC 3766 | Cen | 4 | 0,006 | 5,07 | ||
6,22 | Ammasso delle Caustiche | M24 - NGC 6603 | Sgr | 18 | 1,110 | 11,88 | ||
5,62 | Il quadrilatero del Delfino | α, β, γ, δ | Del | 16 | 5,338 | 34,50 | ||
5,58 | Il Piccolo Alveare | M41 - NGC 2287 | CMa | 9 | 0,179 | 5,46 | ||
5,55 | Ammasso nel Cigno | M39 | Cyg | 7 | 0,122 | 5,12 | ||
5,24 | La fronte dello Scorpione (π) | Sh2-1 | Sco | 13 | 3,423 | 22,11 | ||
4,99 | Omega Centauri | ω | Cen | 1 | 0,063 | 4,30 | ||
4,95 | Asterismo di ω Sagittarii | ω, 59, 60, 62 | Sgr | 6 | 2,020 | 13,97 | ||
4,42 | La Chioma di Berenice | Mel 111 | Com | 25 | 8,358 | 40,48 | ||
4,14 | Ammasso in Ofiuco | IC 4665 | Oph | 8 | 0,190 | 4,10 | ||
3,99 | La galassia di Andromeda | M31 | And | 4 | 0,653 | 5,79 | ||
3,92 | Ammasso nel piede di Castore | M35 | Gem | 3 | 0,111 | 3,57 | ||
3,88 | Spina del Capricorno (a) | ζ, 36 | Cap | 11 | 3,998 | 18,61 | ||
3,81 | 47 Tucanae | 47 | Tuc | 1 | 0,250 | 4,00 | ||
3,29 | Spina del Capricorno (b) | ε, κ | Cap | 14 | 4,469 | 17,35 | ||
3,07 | Sopra la testa della Medusa | M34 | Per | 3 | 0,090 | 2,73 | ||
2,65 | Galassia del Triangolo | M33 | Tri | 1 | 0,067 | 2,30 | ||
2,18 | Grande Nube di Magellano | LMC | Dor | 6 | 5,001 | 12,66 | ||
1,66 | Piccola Nube di Magellano | SMC - NGC 292 | Tuc | 9 | 6,000 | 11,30 |
È interessante notare che, se calcoliamo l’indice in una grande zona di cielo lontana dalla Via Lattea, come quella compresa tra Arturo e la testa dello Scorpione, troviamo 2160 stelle entro la magnitudine 8 in una superficie di 2652 gradi quadrati, e un indice di concentrazione luminosa pari a 0,77:
Una zona piuttosto buia del cielo: indice 0,77
se invece nella stessa superficie facciamo entrare la zona più luminosa della Via Lattea, le stelle salgono a 5253 e l’indice sale a 1,78. In effetti, la Via Lattea può essere considerata un’unica grande nebula e tutti gli oggetti che abbiamo elencato, ad eccezione della Piccola Nube di Magellano, superano decisamente il suo indice medio.
La stessa superficie, attraversata dalla Via Lattea: indice 1,78
Alcuni dei nuovi ammassi e asterismi presenti in questo elenco hanno declinazioni molto australi e questo può spiegare la loro assenza nei cataloghi antichi. Nebule luminose come l’ammasso del Diamante o le Pleiadi del Sud non sarebbero di certo sfuggite a Tolemeo o ad al-Sūfī se fossero state sufficientemente alte sui loro orizzonti. Tuttavia alcune assenze sono difficilmente spiegabili: per esempio, nelle gambe dell’Auriga c’è un piccolo asterismo (16, 17, 18, 19) molto appariscente che non compare nei cataloghi antichi, così come non compare quello di ι Geminorum, pur trovandosi nel mezzo di una costellazione zodiacale.
Le nebule e la cecità
Sebbene l’influsso nocivo delle nebule non si limiti al corpo, il modo più semplice per verificarlo è quello di osservare le geniture che presentano un danno alla vista. Poiché la cecità è sempre associata all’intervento di una o più nebule, se quelle che abbiamo trovato sono effettivamente nebule, dovremo vederle comparire in qualche modo nelle geniture dei ciechi.
I 18 esempi che seguono si limitano a segnalare la presenza degli oggetti celesti nei luoghi maggiormente deputati a ricevere il loro influsso, senza svolgere per intero il ragionamento astrologico che sarebbe necessario. Tra questi luoghi senza dubbio la Luna occupa il primo posto, e Tolemeo si limita ad essa. Ma alla Luna vanno certamente aggiunti altri significatori, come il Sole, le due sorti, il signore dell’oroscopo, i due malefici, e i due angoli “nobili”: oroscopo e mediocielo[23].
1) Aleandro Baldi Cieco dalla nascita. Greve in Chianti (FI), 43N35, 11E19, 11 aprile 1959, 16h30m UT, Oroscopo: 6°08’ Librae.
|
|
2) José Feliciano Cieco dalla nascita. Lares (Puerto Rico), 18N18, 66W53, 10 settembre 1946, 12h50m UT (-10m) Oroscopo: 23°31’ Librae
|
|
3) Stevie Wonder Cieco dalla nascita per sofferenza durante il parto. Saginaw (MI-USA), 43N25, 83W57, 13 maggio 1950, 21h25m UT (+10) Oroscopo: 14°10’ Librae
|
|
4) Harvey Yorke Cieco dalla nascita e autistico. Brighton (England), 50N50, 0W08, 27 maggio 2002, 0h15m UT Oroscopo: 14°04’ Aquarii
|
|
5) Jean Langlais Cieco dall’età di 2 anni: glaucoma. La Fontenelle (France), 48N28, 1W30, 15 febbraio 1907, 15h54m40s UT Oroscopo: 10°18’ Leonis
|
|
6) Louis Braille Cieco dall’età di 3 anni: infezione in seguito a incidente. Coupvray (France), 48N54, 2E48, 4 gennaio 1809, 3h48m48s UT Oroscopo: 23°06’ Scorpii
|
|
7) Ray Charles Cieco dall’età di 7 anni: glaucoma. Albany (NY-USA), 31N35, 84W10, 23 settembre 1930, 5h51m30s UT Oroscopo: 18°06’ Cancri
Nell’8° anno la Luna giunge per direzione al quadrato di Marte, che sta con la nebula, e il Sole al quadrato di Saturno. |
|
8) Veronica Cieca dall’età di 13 anni: intervento chirurgico per tumore al cervello. Sesto San Giovanni (MI), 45N32, 9E14, 17 ottobre 1954, 6h50m UT Oroscopo: 5°52’ Scorpii
Tumore al cervello e cecità quando Saturno giunge all’oroscopo (giugno 97) mentre la Luna si sta opponendo a Marte (febbraio 95) e a Giove (marzo 98) che stanno con le nebule. |
|
9) Andrea Bocelli Cieco dall’età di 12 anni: trauma cranico. Lajatico (PI), 43N28, 10E43, 22 settembre 1958, 4h10m UT, Oroscopo: 17°27’ Virginis
Nel 13° anno il grado 7°45’ Aquarii, che ha la declinazione opposta a Marte (-18.33) giunge per direzione alla Luna. |
|
10) Blind 11919 fonte: AstroDatabank. Cieca dalla nascita e ritardata. Los Angeles (CA-USA), 34N04, 115W15, 14 luglio 1951, 4h18m UT Oroscopo 17°03’ Aquarii.
|
|
11) Annalisa Minetti Perde progressivamente la vista a partire dall’età di 6 anni e a 20 anni diventa quasi completamente cieca per una retinite pigmentosa con degenerazione maculare. Rho (MI), 45N32, 9E02, 27 dicembre 1976, 16h55m UT, Oroscopo: 21°20’ Cancri
|
|
Nel periodo di perdita progressiva della vista, la nebula di Andromeda transita per direzione sulla Luna, fino a giungere a Daimon nel 20° anno, quando la Luna è arrivata al quadrato nel mondo di Marte e Saturno all’equidistanza con il Sole. |
|
12) Blind 36228 fonte: AstroDatabank. Cieco e ritardato. Johannesburg (South Africa), 26S15, 28E00, 5 agosto 1954, 5h20m UT, Oroscopo 21°38’ Aquarii
|
|
13) Blind «G» fonte: Ufficiale[25] Cieco dall’età di 6 mesi. Roma, 41N54, 12E29, 27 marzo 1952, 7h00m UT Oroscopo 21°42’ Tauri
|
|
14) Alex fonte: Ufficiale. Glaucoma congenito. Milano, 45N28, 9E11 - 17 dicembre 1977, 9h52m UT (- 10m) Oroscopo 12°27’ Aquarii
|
|
15) Hellen Keller fonte: AstroDatabank. Cieca e sorda dall’età di 19 mesi, per “febbre cerebrale”. Tuscumbia (AL-USA), 34N43, 87W42, 27 giugno 1880, 21h37m10s UT (-15m38s) Oroscopo 22°07’ Scorpii
|
|
Al diciannovesimo mese la Luna perfeziona il suo parallelo nel mondo con Marte, stando entrambi con nebule nella genitura. Nella rivoluzione del secondo anno, la Luna è con ι Geminorum e subisce il quadrato sovreminente di entrambi i malefici in Toro, stando Saturno con l’Ammasso di α Persei (Mel 20). |
|
16) Kirk R. Roland fonte: AstroDatabank. Cieco dall’età di due anni per un errore di trattamento medico[27]. Columbus (OH, USA), 39N57, 82W59 - 7 agosto 1935, 21h38m UT (-7m) Oroscopo 26°06’ Sagittarii
Nel 1937 la Luna e Saturno perfezionano per direzione la loro equidistanza nel mondo. |
|
17) Giuseppe Borgatti fonte: AstroDatabank. Diventa cieco a 43 anni per un glaucoma. Cento (FE), 44N43, 11E17 - 17 marzo 1871, 14h10m UT Oroscopo 20°58’ Sagittarii.
|
|
Nel 1914 la Luna giunge per direzione nel mondo a Saturno, Marte all’equidistanza con la Luna, e Venere a Mercurio. Il tenore diventa cieco improvvisamente durante una rappresentazione teatrale. |
|
18) Claudio fonte: archivio dell’autore. Perde l’occhio destro a 40 anni per un’infezione mal curata. Milano, 45N28, 9E11, 3 novembre 1946, 22h13m UT Oroscopo 11°09’ Leonis.
Nella primavera del 1987 il Sole giunge all’equidistanza di Marte, che sta con la fronte dello Scorpione. |
|
Conclusioni
Le geniture che abbiamo presentato sembrano confermare che molti di questi oggetti meritano di essere considerati nell’indagine astrologica al pari delle nebule conosciute da secoli. Nei 18 esempi esaminati, abbiamo visto comparire 48 dei 69 oggetti del catalogo. Tra questi ve ne sono 16 che compaiono almeno tre volte, per un totale di 71 presenze, suddivise nel modo seguente[28]:
Tra le nebule più ricorrenti ve ne sono alcune con un alto indice di concentrazione luminosa (come le Pleiadi o il Præsepe) ed altre con un indice molto basso (come la Galassia di Andromeda, quella del Triangolo o la Chioma di Berenice). Ciò significa che l’indice in sé non misura il grado di nocività della nebula ma solo la sua appartenenza al gruppo. Il metodo può essere raffinato e l’elenco può essere ulteriormente aumentato[29], ma alcuni delle nuovi oggetti che abbiamo finora individuato sembrano già reclamare il loro diritto di cittadinanza in un nuovo catalogo astrologico delle nebule.
APPENDICE 1 - Tabella delle presenze delle nebule nelle 18 geniture
nebula | n. |
geniture |
La Chioma di Berenice | 7 |
Wonder, Charles, Bocelli, Minetti, Blind 36228, Blind «G», Borgatti |
M31, Galassia di Andromeda | 6 |
Feliciano, Charles, Minetti, Blind «G», Keller, Borgatti |
M35, nel piede di Castore | 5 |
Baldi, Feliciano, Langlais, Alex, Keller |
Asterismo sotto la testa dell’Idra | 5 |
Yorke, Blind 11919, Minetti, Borgatti, Claudio |
Acqua dell’Acquario | 5 |
Blind 11919, Minetti, Alex, Keller, Borgatti |
Pleiadi | 5 |
Baldi, Bocelli, Minetti, Blind «G», Alex |
Præsepe | 5 |
Braille, Veronica, Blind 11919, Alex, Claudio |
M47, ammasso nella Poppa | 4 |
Feliciano, Blind 11919, Alex, Keller |
Asterismo di ι Geminorum | 4 |
Wonder, Yorke, Charles, Veronica |
Asterismo sotto la coda dell’Idra | 4 |
Wonder, Braille, Blind 11919, Roland |
M33, Galassia del Triangolo | 4 |
Yorke, Langlais, Alex, Claudio |
Il quadrilatero del Delfino | 4 |
Langlais, Braille, Minetti, Claudio |
La fronte dello Scorpione (π) | 4 |
Baldi, Blind 11919, Blind «G», Claudio |
M24, Ammasso delle Caustiche | 3 |
Charles, Minetti, Roland |
Asterismo di ω Sagittarii | 3 |
Yorke, Bocelli, Blind «G» |
L’occhio del Sagittario (ν1, ν2) | 3 |
Langlais, Veronica, Borgatti |
Ammasso in Ofiuco (IC 4665) | 2 |
Braille, Borgatti |
Ammasso nella Poppa (NGC 2451) | 2 |
Feliciano, Bocelli |
Asterismo in Ercole | 2 |
Langlais, Bocelli |
Asterismo nei Cani da Caccia (20, 23) | 2 |
Blind 36228, Roland |
Asterismo nel Leoncino (27, 28, 30) | 2 |
Keller, Claudio |
Asterismo nella Vela (HIP 48374) | 2 |
Blind 36228, Keller |
Asterismo nella Volpetta (18, 19, 20) | 2 |
Blind «G», Claudio |
Le Iadi (Mel 25) | 2 |
Blind 11919, Blind 36228 |
Nebula del Nord America (NGC 7000) | 2 |
Wonder, Alex |
M34, nella testa della Medusa | 2 |
Baldi, Borgatti |
Il collo di Orione | 2 |
Langlais, Braille |
Spina del Capricorno (ζ, 36) | 2 |
Veronica, Borgatti |
Ammasso di o Velorum (IC 2391) | 1 |
Feliciano |
Ammasso di τ Canis Majoris | 1 |
Wonder |
Ammasso nel Centauro (NGC 3766) | 1 |
Blind 36228 |
Ammasso nel Cigno (NGC 6871) | 1 |
Blind «G» |
M48, ammasso nell’Idra | 1 |
Blind 11919 |
Associazione di π Puppis | 1 |
Wonder |
Asterismo nel Cavallo (34, 35, 37) | 1 |
Alex |
Asterismo nel Centauro (HIP 56573) | 1 |
Blind 36228 |
Asterismo nel Pesce Australe (υ, μ, τ) | 1 |
Roland |
Asterismo nel Triangolo (γ, δ, 7) | 1 |
Blind «G» |
M41, il Piccolo Alveare | 1 |
Blind 36228 |
Il Pozzo dei Desideri (NCG 3532) | 1 |
Blind 36228 |
L’ammasso del Diamante (NGC 2516) | 1 |
Blind 36228 |
La coda dello Scorpione (ζ) | 1 |
Alex |
M42, la nebulosa di Orione | 1 |
Minetti |
Nebulosa Trifida | 1 |
Roland |
Pleiadi del Sud | 1 |
Feliciano |
M6, sopra l’aculeo dello Scorpione | 1 |
Blind 36228 |
M7, l’aculeo dello Scorpione | 1 |
Veronica |
M8, la nebula della Laguna | 1 |
Minetti |
APPENDICE 2
Luoghi più frequenti dove appaiono
le nebule nelle 18 geniture esaminate
con un malefico |
25 |
con la Luna |
17 |
al mediocielo |
15 |
all’oroscopo |
14 |
con il Sole |
14 |
con il signore della Luna |
10 |
con il signore dell’oroscopo |
8 |
con Daimon |
8 |
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., The Cambridge Encyclopaedia of Astronomy, London 1977. Trad. it. di Libero Sosio, Enciclopedie Cambridge. Astronomia. Bari 1981.
Anonimo del 379 d.C., CCAG V/1, pp. 194-211, Stelle lucide, passionali, nocive e soccorritrici, trad.di G. Bezza, www.cieloeterra.it/testi.379/379.html.
Antioco Ateniese, CCAG VII, p. 111, Dei gradi di infermità nei segni, trad. di G. Bezza, www.cieloeterra.it/testi.antioco1/antioco1.html
Bezza G., Commento al primo libro della Tetrabiblos di Claudio Tolemeo, Milano 1990.
- Arcana Mundi. Antologia del pensiero astrologico antico, Milano 1995.
Burnham R. Jr., Burnham’s Celestial Handbook. An observer’s guide to the universe beyond the solar system, Flagstaff, Arizona 1966, New York 1978 (3 voll.).
Chambers G. F., Descriptive astronomy, Oxford 1867.
Dimai A., D’Arsiè F., Nuzzo R., Rosolen G., Profondo Cielo, Galliera Veneta 1995.
Ferrari A., Stelle, galassie e universo. Fondamenti di astrofisica, Milano 2011.
Foderà-Serio G., Indorato L., Nastasi P, Hodierna’s Observations of Nebulae and his Cosmology, Journal of History of Astronomy V.16 n.1/feb, p. 1 (1985).
Hevelius Joannes, Firmamentum Sobiescianum, sive uranographia, in Prodromus astronomiae, Danzica 1690.
Hirsfeld A., Sinnot R.W., Sky Catalogue 2000.0, vol. 1: Stars to magnitude 8.0, Cambridge University Press & Sky Publishing Corporation, 1982.
Hodierna G. B., De admirandis coeli characteribus opuscula duo, in quorum primo cometarum causaes disquiruntur et explicantur, necnon vie cometarum per orbem cometicum multiplices indicantur. In secundo vero quid, quales, quotue sint stellae luminosæ, nebulosæ, necnon et occultae manifestantur, et rerum cælestium studiosis commendantur, Palermo 1654.
Kunitzsch P., Star catalogues and star tables in medieval oriental and european astronomy, Indian Journal of History of Science, 21(2) 113-122 (1986).
Tolemeo Claudio, Almagest, translated and annotated by G.J. Toomer, London 1984.
- ΚΛΑΥΔΙΟΥ ΠΤΟΛΕΜΑΙΟΥ ΜΑΘΗΜΑΤΙΚΗ ΣΥΝΤΑΞΙΣ. Composition Mathématique de Claude Ptolémée, traduite pour la première fois du grec en français sur les manuscrits originaux de la bibliothèque impériale de Paris, par M. Halma, et suivie des notes de M. Delambre, Paris 1813.
- Tetrabiblos, libro terzo. Traduzione inedita di G. Bezza.
- Tetrabiblos, ed. and transl. into english by F.E. Robbins, London 1940, rist. 1980.
Retorio, CCAG VIII/4, pp. 186-190, Configurazioni generali sulle infermità e le malattie, trad. di G. Bezza, www.cieloeterra.it/testi.retorio5/retorio5.html.
Ridpath I., The Illustrated Encyclopedia of Astronomy and Space, New York 1979.
Ridpath I., Tirion W., Guide to stars and planets, London 1984, trad. it.
Girolamo Mancuso, Guida delle stelle e dei pianeti, Padova 1986.
Schjellerup H.C.F.C., Description des étoiles fixes composée au milieu du dixième siècle par l’astronome persan Abd al-Rahman al-Sûfi, San Pietroburgo 1874.
Smith W. H., A Cycle of Celestial Objects, for the use of naval, military and private astronomers. Volume II. The Bedford Catalogue, London 1844, Richmond, Virginia 1986.
Ufficiale G., Alcuni esempi sulle affezioni visive, «Phôs» 10, Giugno 2005.
RISORSE DIGITALI
Starry Night Pro Plus 6.2.3, Imaginova Canada 1997-2006.
Phαsis 1.0, classical astrology software, Milano 2011.
History of the discovery of the deep sky objects
Historical deep sky object list, Frommert H., Kronberg C.,
Hodierna’s Deep Sky Observations
Atlas Coelestis, il sito di Felice Stoppa dedicato alla storia della cartografia celeste.
Astro-Databank: birth data for astrological research.
NOTE
[1] Relazione presentata al IV Convegno annuale di Apotélesma, tenutosi a Genova il 30 Ottobre 2011.
[2] Gli oggetti non stellari sono tutti gli oggetti celesti diversi dalle singole stelle o dai corpi del sistema solare. Gli astrofili, che osservano il cielo con i telescopi amatoriali, sono soliti chiamarli deep-sky objects.
[3] Gli ammassi stellari sono raggruppamenti di stelle tenute insieme dalla loro stessa gravità. Si suddividono in due gruppi molto differenti tra loro: gli ammassi globulari, più vecchi, più compatti e concentrati, con centinaia di migliaia di stelle unite da fortissima gravità, e gli ammassi aperti, più giovani, con un minor numero di stelle unite da gravità più debole.Quando il legame gravitazionale è molto debole si parla di associazione stellare, anziché di ammasso. Alcuni ammassi stellari sono visibili ad occhio nudo, soprattutto quelli aperti.
Le nebulose sono agglomerati di gas e polvere interstellare. Ne esistono diversi tipi: le più luminose sono le nebulose diffuse che possono riflettere la luce delle stelle vicine (nebulose a riflessione) oppure emettere luce propria (nebulose ad emissione).
[4] Per esempio Toomer, nelle sue note all’Almagesto, a proposito del ginocchio del Cigno osserva: «ω Cygni is not a nebula, but a multiple star system». Cfr. Almagest, translated and annotated by G.J. Toomer, London 1984, p. 351.
[5] L’ammasso aperto M7 è noto anche come l’ammasso di Tolemeo.
[6] Tetrabiblos, III.13, traduzione inedita di G. Bezza.
[7] La zona della Via Lattea compresa tra l’arco del Sagittario e la coda dello Scorpione è ricca di ammassi stellari luminosi. L’ammasso M8, con la Nebula della Laguna NGC 6530, è il più luminoso dopo M7, l’aculeo dello Scorpione. M8 si trova circa 6 gradi sopra la freccia del Sagittario, che corrisponde alla stella γ, Al-Nasl, ma la sua longitudine è la medesima, per cui l’attribuzione di M8 alla “freccia del Sagittario” non lascia adito a dubbi.
[8] Tolemeo sembra qui procedere per costellazione, individuando le zone più nebulose di ciascuna immagine dello zodiaco. Tra le numerose nebule del Sagittario, M8, quella sopra la Freccia, è molto più estesa e luminosa rispetto al piccolo asterismo nell’occhio.
[9] La fascia zodiacale è certamente la zona più significativa del cielo, poiché la Luna può avvicinarsi molto alle nebule presenti o perfino sovrapporsi ad esse, come nel caso del Præsepe, delle Pleiadi, della Freccia del Sagittario. Tuttavia, l’astrologo attento deve andare oltre il dettato tolemaico e non dimenticare gli oggetti distanti dall’eclittica, a condizione che essi possano sorgere e tramontare, partecipando così del moto diurno insieme ai luminari e ai pianeti, con i quali possono formare figure nel mondo. Tolemeo stesso (Alm. VIII.4) spiega che le configurazioni delle stelle avvengono in tre modi: il primo rispetto ai luminari e ai pianeti lungo la fascia dello zodiaco; il secondo rispetto ad un dato orizzonte della terra, quando si trovano in uno dei quattro angoli; il terzo rispetto ai corpi celesti e all’orizzonte al contempo, quando sorgono, culminano o tramontano insieme e quando distano dal meridiano la medesima quantità di ore temporali, ovvero quando si trovano sullo stesso circolo orario.
[10] Per la corrispondenza tra i singoli gradi di azemena e le zone nebulose dello zodiaco, cfr. la Tavola dei gradi di azemena, in www.cieloeterra.it/strumenti/gradiazemena/azemena2000.html
[11] CCAG VII, p. 111, Dei gradi di infermità nei segni, traduzione di G. Bezza, www.cieloeterra.it/testi.antioco1/antioco1.html
[12] CCAG VIII/4, pp. 186-190, Configurazioni generali sulle infermità e le malattie, traduzione di G. Bezza,
www.cieloeterra.it/testi.retorio5/retorio5.html
[13] CCAG V/1, pp. 194-211, Stelle lucide, passionali, nocive e soccorritrici, traduzione di G. Bezza,
www.cieloeterra.it/testi.379/379.html
[14] Essendo indubbia l’origine stellare dei gradi di azemena, possiamo considerare questo elenco come una delle migliori testimonianze di quella pratica semplificatrice alla quale Tolemeo non si è adeguato: quella di ridurre e misurare i fenomeni celesti in gradi eclittici. Affermare che lungo lo zodiaco sia presente una maggior virtù luminosa, poiché vi transitano i corpi celesti, non significa affermare che tutte le misurazioni vadano compiute in gradi eclittici. La congiunzione della Luna con una stella non si misura con le longitudini ma secondo i simultanei passaggi nella rotazione diurna.
[15] Quella della galassia di Andromeda è la mancanza più sorprendente nel catalogo di Tolemeo. Al Sufi la descrive come «una piccola nube che si trova molto vicino alla stella n. 14 [della costellazione di Andromeda], nel lato destro».
[16] Galileo fu il primo a risolvere il Præsepe in stelle, qualche anno prima delle osservazioni di Hodierna.
[17] Le Iadi erano note fin dai tempi più antichi ma nessuno le aveva mai considerate come una nebula. Nel testo dell’Anonimo del 379 figurano tra le “stelle passionali” ma non tra gli asterismi che nuocciono alla vista. Cfr. G. Bezza, Arcana Mundi. Antologia del pensiero astrologico antico, 1995, p. 453 ss.
[18] Sappiamo infatti che le stelle si uniscono ai pianeti e agli angoli secondo l’identità di passaggio nella rotazione diurna e non semplicemente per sovrapposizione o per vicinanza. Vedi nota 9.
[19] Il limite della visibilità di una stella ad occhio nudo in perfette condizioni del cielo è tra magnitudine 6,0 e 6,5, secondo la capacità visiva dell’osservatore.
[20] La magnitudine delle stelle oggi viene misurata con grande precisione mediante tecniche fotoelettriche. Queste tecniche permettono anche di calcolare la magnitudine integrata degli oggetti celesti che presentano una superficie estesa (ammassi stellari, nebulose, galassie) ovvero la magnitudine che l’oggetto avrebbe se tutta la luce emessa provenisse da un unico punto, come nel caso di una stella. Per questi oggetti viene calcolata anche la magnitudine superficiale media, espressa in magnitudine per primo d’arco quadrato, con la formula Mm = Mi + 2,5 log a, dove Mi è la magnitudine integrata e a è la superficie in primi quadrati. Per esempio, la galassia di Andromeda (M31) ha una magnitudine integrata di 3,47, una superficie di 178’ x 63’ = 11.214’ quadrati, e una magnitudine superficiale media di 13,59. Il calcolo della magnitudine superficiale perde tuttavia di significato nel caso di ammassi stellari, come per esempio le Pleiadi, che non presentano un’emissione di luce superficiale più o meno omogenea, e a maggior ragione nel caso dei piccoli asterismi.
[21] Assumendo come limite un valore di magnitudine diverso da 8 l’indice ovviamente cambierebbe, perché sarebbe presente un numero diverso di stelle nella zona considerata. Il limite di magnitudine 8, sul quale abbiamo impostato questo metodo è adeguato nella quasi totalità delle nebule conosciute. Tuttavia vi possono essere casi che sfuggono a questo limite, come quello dell’ammasso aperto NGC 752, nella costellazione di Andromeda: questo ammasso, probabilmente scoperto da Hodierna, è visibile ad occhio nudo nelle notti più limpide come un leggerissimo alone chiaro a nord del Triangolo, ed è composto da circa 40 stelle di magnitudine 9 e 10. In un caso come questo, occorre alzare il limite di magnitudine a 10 e ricalcolare l’indice sulle stelle presenti.
[22] Nel caso delle Iadi e della Chioma di Berenice abbiamo considerato solo la parte più luminosa dell’ammasso. Le Iadi, nella loro piena estensione, sono un ammasso molto ampio, di circa 20 gradi quadrati, e l’indice così considerato è piuttosto basso. Ma al suo interno c’è una zona più piccola, in prossimità delle stelle θ1 e θ2, che presenta una concentrazione di luce decisamente maggiore in uno spazio di poco inferiore a quello delle Pleiadi. L’intera Chioma di Berenice ha un’estensione di quasi 40 gradi quadrati e, considerata nella sua totalità, ottiene un indice inferiore a quello della Via Lattea.
[23] Vedi appendice 2. La necessità di estendere l’influsso delle nebule oltre la Luna è già stata segnalata da Giancarlo Ufficiale in Alcuni esempi sulle affezioni visive, Phôs 10, Giugno 2005. Ufficiale ha trovato le nebule «non sempre con i luminari, ma talvolta all’orizzonte oppure con i malefici che danneggiano, o comunque in punti sensibili della genitura. Inoltre sembrano essere efficaci non solo per presenza, ma anche per opposizione. E questo tanto nelle geniture, che nei due tempi che le precedono, la sizigia ed il concepimento».
[24] L’orbita che abbiamo accettato in tutti questi esempi è di 3 gradi di passaggio. Tuttavia, per gli oggetti più estesi è ragionevole considerare un’orbita più ampia, che può giungere fino a 6 gradi nel caso della Chioma di Berenice. In questo caso la distanza tra il centro dell’ammasso e la Luna è di circa 5 gradi.
[25] G. Ufficiale, op. cit., p. 10 ss.
[26] Tra il Præsepe e Marte ci sono 8 gradi di passaggio ma la nebula è angolare e il malefico in sesta non si è ancora separato dall’angolo.
[27] Questa informazione viene dalla rete (http://www.answers.com/topic/rahsaan-roland-kirk): “Blind from the age of two, Kirk reported in Ebony «I think a nurse put too much medicine in my eyes, and my mother didn’t find out about it until too late».”
[28] La tabella completa delle presenze delle nebule nei 18 esempi esaminati è riportata in appendice.
[29] Vedi nota 21. Aumentando la magnitudine limite a 10 abbiamo individuato altri tre ammassi aperti con un indice significativo: NGC 6025 nel Triangolo Australe, NGC 752 in Andromeda (nota 21) e M48 nell’Idra. Si tratta di oggetti visibili a occhio nudo con molta difficoltà, e nessuno di essi compare nei 18 esempi esaminati.
Un’ulteriore indagine sulle nebule più significative dovrebbe concentrarsi soprattutto sulle geniture dell’emisfero Sud, delle quali abbiamo potuto reperire un solo esempio, il n. 12.